La povertà in Italia colpisce oggi tre milioni di famiglie, delle quali quasi due milioni si trovano in una situazione di povertà assoluta. È quanto emerge dall’ultimo focus Censis Confcooperative “Un paese da ricucire”, che fotografa il lavoro, le pensioni e il disagio sociale nel nostro paese.
Percepire uno stipendio da lavoro dipendente non è più sufficiente a scongiurare il rischio di povertà. Sul totale degli occupati, ventidue milioni e mezzo (il 21,7%) svolge lavori non standard con contratti a termine, part time volontario e involontario o collaborazioni (pari a 4 milioni e 900 mila persone). A questi si aggiungono i 3,2 milioni di lavoratori irregolari fra il settore dei servizi e i cosiddetti “falsi autonomi”.
I pensionati
Sul futuro della tenuta sociale pesa la condizione dei pensionati che nel 40% dei casi (pari a 6,2 milioni di persone) percepiscono un reddito annuo pari o inferiore a 12 mila euro. Fra le pensioni di anzianità, oltre la metà non raggiunge nemmeno i 10 mila euro all’anno, mentre la pensione di cittadinanza, con un importo mensile da 248 euro, è percepita da 126 mila anziani, dei quali un terzo in condizioni di disabilità.
Le imprese a rischio
Torna ad aumentare il rischio di insolvenza delle imprese italiane: se nel 2019 quelle più vulnerabili rappresentavano il 12,6%, oggi sono il 16,1%. Quelle a medio rischio sono cresciute dal 29,4% al 32,6% , mentre quelle solvibili sono scese dal 40,5% al 36,1% e le più solide sono passate dal 17,5% al 15,2%.
“Il disagio sociale supera i confini della povertà conquistando nuovi spazi, inghiottendo tre milioni di famiglie per un totale di dieci milioni di persone, mietendo nuove vittime fra coloro che fino a oggi pensavano di essere al riparo”, ha dichiarato durante la presentazione del Report Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative. “Almeno 300 mila imprese rischiano di crollare sotto il peso di oltre 300 miliardi di debiti, rischiando di far ingrossare le file della povertà con pesanti contraccolpi per l’occupazione. Ad essere più colpite sono le microimprese, con meno di dieci lavoratori, che si trovano al Sud e nelle isole, anche se la crisi interessa tutte le regioni italiane”.
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