L’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) lancia l’allarme accessibilità, evidenziando le difficoltà di accesso alla casa per milioni di famiglie e il rischio di una nuova crisi del settore edile dopo il 2028.
Secondo un’analisi dell’Osservatorio congiunturale dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), ben 10 milioni di famiglie italiane con un reddito annuo inferiore a 24.000 euro non possono permettersi di acquistare una casa nelle principali città italiane. L’indagine rivela che per pagare un mutuo, queste famiglie arriverebbero a spendere fino alla metà del loro reddito mensile, e per le famiglie meno abbienti, addirittura oltre i due terzi. Milano si posiziona al primo posto tra le città meno accessibili, seguita da Roma e Firenze.
Criticità non solo sull’acquisto
La situazione è altrettanto critica per quanto riguarda l’affitto. Anche in questo caso, l’Ance evidenzia come, nelle grandi città, il costo dell’affitto assorba quasi la metà del reddito delle famiglie, superando questa soglia per le più vulnerabili. Anche per gli affitti, Milano, Roma e Firenze risultano essere le città più costose.
La presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, ha commentato la situazione sottolineando la gravità del problema sociale che ne deriva, con evidenti difficoltà per le persone e le famiglie nel costruire un futuro sereno e progettare la propria crescita. Ha inoltre aggiunto che le difficoltà di accesso alla casa rappresentano un ostacolo alla mobilità della forza lavoro e per altre categorie fragili, come gli studenti, incidendo negativamente sulle potenzialità di sviluppo dell’economia nazionale.
Un documento per contrastare il problema
Per affrontare questa crisi, l’Ance ha presentato un documento con una serie di proposte basate su tre pilastri principali: una semplificazione delle normative urbanistiche, incentivi fiscali per le aziende che contribuiscono alle spese di affitto dei propri dipendenti e lo sviluppo di strumenti finanziari che, minimizzando i rischi d’investimento, possano indirizzare il risparmio istituzionale e quello delle famiglie verso progetti immobiliari di pubblica utilità.
Uno sguardo al futuro
L’analisi dell’Ance non si limita alla crisi abitativa, ma estende la propria attenzione anche al futuro del settore edile italiano. L’osservatorio congiunturale, infatti, prospetta scenari incerti per il settore dopo la conclusione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Sebbene gli effetti positivi del Pnrr si protrarranno anche nel 2027, a partire dal 2028 si prevede un periodo di grande incertezza.
Il contributo del Pnrr
Le stime dell’Ance indicano che, negli anni di massima attuazione, il Pnrr rappresenterà circa il 30% del totale delle opere pubbliche, pari a circa 30 miliardi di euro di investimenti. La cessazione di questi investimenti, senza interventi compensativi, potrebbe portare il settore edile a tornare ai livelli del 2011, anno in cui il settore ha vissuto una profonda crisi. L’Ance avverte quindi della necessità di adottare misure adeguate per evitare una nuova crisi profonda del settore delle costruzioni.
TUTTE LE ULTIME NOTIZIE SU SPAZIO50.ORG
© Riproduzione riservata