Immaginate di poter lavorare in una camera d’hotel a pochi passi da una spiaggia bianchissima o magari sul terrazzo di una baita di montagna. Sembra un miraggio, eppure sono solo alcune delle nuove proposte che interessano gli smart workers.
La vita degli smart workers
In Italia, ormai lo sappiamo, viene chiamato lavoro agile e nelle settimane interessate dall’emergenza sanitaria e dal lockdown ha coinvolto più di 1.800.000 persone. Alcune di queste erano già avvezze ai ritmi dello smart working, mentre altre si sono adattate alla perfezione alla novità, tanto da mostrare qualche difficoltà all’idea di riprendere la vecchia routine lavorativa. A maggior ragione adesso che è sparito il vincolo di rimanere all’interno delle mura di casa e ogni luogo può diventare davvero un ufficio temporaneo. È sufficiente che ci sia un accesso ad Internet. E se a pensarci può sembrare una vacanza, il rischio che diventi un impegno totalizzante è sempre dietro l’angolo. Chi lavora in smart working, infatti, non ha vincoli, ma deve essere un buon amministratore del proprio tempo, rispettando le consegne, nel caso di un dipendente o di un freelance, e organizzando la strategia imprenditoriale per chi gestisce il proprio business.
Spazi di coworking in Italia e all’estero
Il rischio di lavorare da casa con il solo utilizzo del computer, però, non è solo quello legato alla produttività. Per evitare che gli smart workers conducano una vita solitaria, infatti, sono stati sviluppati moltissimi spazi di coworking e coliving dedicati interamente ai nomadi digitali. Uffici veri e propri, con costi d’affitto variabili, che mettono a disposizione stampanti, macchinette per il caffè, fax, telefono, connessione internet e molto altro. In Italia ce ne sono più di 300 e propongono soluzioni per tutti i gusti, così come accade nel resto del mondo. A Berlino, ad esempio, c’è Coconat che offre postazioni immerse nel verde, gite in bicicletta tra i boschi, arrampicate e un percorso costruito sulla cima degli alberi. Mentre per i veri nomadi digitali Hacker Paradise mette a disposizione alcune workation (postazioni di lavoro) in tutto il globo con affitti che vanno dalle 2 settimane ai 3 mesi. Il servizio permette anche di prenotare un alloggio e conoscere professionisti del proprio settore per accelerare la crescita personale e lavorativa.
La rivoluzione degli hotel
Persino gli albergatori e le catene turistiche si reinventano sotto questo punto di vista. Così, dopo le difficoltà economiche dovute al coronavirus, le camere d’albergo diventano vere e propri uffici. L’iniziativa è partita da DayBreakhotels, la start-up nata con lo scopo di rendere disponibili stanze e servizi di hotel di lusso anche ad uso giornaliero. L’idea è quella di permettere ai lavoratori di ricreare il proprio ambiente produttivo in una stanza d’albergo. Camera con scrivania e wi-fi, zone business per videoriunioni, senza dimenticare il rispetto dei protocolli di sanificazione e la possibilità di fare una pausa sfruttando i servizi degli hotel, come palestra, piscina, bar e ristorante. Le strutture affiliate sono più di 5.000 e le camere sono prenotabili per lo smart working per un giorno, una settimana o per un mese.
Lavorare in giro per il mondo
Sfruttare le potenzialità dello smart working per far ripartire il settore turistico è anche l’idea del primo ministro delle Barbados. Alcune settimane fa, infatti, ha proposto la creazione di permessi di soggiorno speciali per chi visiterà l’isola con l’intento di lavorare da remoto. La stessa cosa avviene anche in Estonia dove viene rilasciata la Digital Nomad Visa, un visto che permette ai lavoratori online di vivere e lavorare nel paese anche se il datore di lavoro è registrato altrove. Seguono l’esempio altri paesi europei come la Repubblica Ceca, la Germania e il Portogallo. Le regole per richiedere il visto variano a seconda dello Stato, ma queste soluzioni possono rendere l’esperienza lavorativa ancora più stimolante e appagante.
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