Arriva dalla Francia l’idea di un patto intergenerazionale per affrontare più incisivamente la diffusione del Covid-19 e, soprattutto, le sue varianti. Ad invocare il patto tra giovani e anziani è il Consiglio scientifico francese che supporta le azioni del Governo contro la pandemia.
Si tratta di un patto, un “contratto sociale” tra i giovani e gli anziani, specie quelli più fragili. Una nuova assunzione di responsabilità che invita gli anziani all’autoisolamento volontario e all’impegno da parte delle giovani generazioni a rispettare le regole: distanziamento e mascherina.
Le motivazioni del patto generazionale
Le ragioni di questo “contratto sociale” nascono da un’emergenza sanitaria di cui non si vedrebbe la fine a causa delle mutazioni del virus (la variante inglese, brasiliana e sud-africana, almeno per ora). La tesi è stata spiegata dai 4 membri del Consiglio scientifico Sars-CoV 2, organo di consulenza del Governo francese, simile al nostro Comitato Tecnico Scientifico (Cts). Il parere è pubblicato sul sito della prestigiosa rivista medica The Lancet Public Health.
«Per garantire al meglio il successo della vaccinazione di massa – scrivono gli esperti – qualunque sia il suo impatto sperato sulla trasmissione, e per rallentare l’emergere di nuove varianti, evitando il confinamento generale, i governi devono integrare e applicare le misure disponibili in un modo molto più mirato ai diversi gruppi generazionali. Non tutte le età sono influenzate in modo simile dal virus; da marzo a giugno 2020, il 96% dei decessi aggiuntivi correlati al Covid-19 in Europa si è verificato in pazienti di età superiore ai 70 anni».
Un nuovo approccio chiaro e trasparente
Da qui la necessità di una nuova visione: «Il nuovo approccio dovrebbe essere basato su un contratto sociale che sia chiaro e trasparente, che abbia le radici nei dati scientifici disponibili». Secondo questo “contratto sociale”, le generazioni più giovani potrebbero accettare il vincolo di misure di prevenzione (ad esempio, mascherine, allontanamento fisico) a condizione che i gruppi più anziani e più vulnerabili adottino non solo queste misure, ma anche passaggi più specifici». È qui che gli esperti fanno l’esempio «dell’autoisolamento volontario secondo criteri di vulnerabilità per ridurre il rischio di infezione».
Gli strumenti per incoraggiare «l’adesione dei gruppi vulnerabili a misure specifiche devono essere promossi in modo coerente e applicati equamente». Secondo gli esperti questo nuovo approccio «deve essere fatto in modo sensibile e in combinazione con la diffusione della vaccinazione tra i vari target di popolazione». In sintesi, per le generazioni più mature si tratterebbe di un autoisolamento volontario adattato all’evolversi della situazione epidemiologica e all’andamento delle vaccinazioni.
La preoccupazione per le varianti del virus
Nuovi confinamenti o lockdown secondo gli scienziati francesi sono da evitare. «Finora le popolazioni sono state relativamente compiacenti, ma i loro dubbi e la loro sfiducia sono visibili nei movimenti di protesta in diversi Paesi. L’impatto del confinamento generale su intere economie è stato devastante». Ma non è finita: «Il peggio deve ancora venire in termini di livelli di disoccupazione e debito nazionale».
C’è anche un’altra preoccupazione: «Anche le conseguenze sociali e sanitarie (compresa la salute mentale) sono colossali, in particolare per le giovani generazioni, nonostante siano a basso rischio in termini di morbilità e mortalità per infezione da Sars-CoV 2».
I confinamenti a zone o le restrizioni in base alle fasce di rischio a livello regionale, finora in Italia hanno evitato il lockdown generale. A destare allarme, come in tutta Europa, sono le varianti del virus e la loro velocità di trasmissione. Per questo, anche nel nostro Paese è fondamentale un vero e serio patto sociale di rispetto e responsabilità da parte di ogni generazione, non solo di due. Ne vale del futuro di tutti.
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