Non sarà facile. Tra rinvii e cancellazioni, tra percorsi obbligati e distanziamento sociale, tra numeri contingentati e mascherine. Ma…
Pensiamo positivo. Qualcosa cui affidarci c’è. Innanzitutto le mostre. Incredibilmente rispetto alle estati “normali” che, a seguito del calo fisiologico di ingressi dovuto al-la mancanza di gruppi e di scolaresche, vedono sparire dal calendario tutte le principali rassegne, quest’anno ne avremo diverse aperte, perché prolungate fino all’autunno prossimo. Oltre alle imperdibili, Raffaello a Roma, De La Tour a Milano, Calatrava a Napoli e Ulisse a Forlì, se ne possono visitare varie altre. E finalmente le possiamo ammirare, così come i grandi musei, dagli Uffizi a Brera, ai Vaticani, “senza vedere la nuca o il braccio di un curioso insinuarsi incongrui nel proprio campo visivo, senza essere distratti da stupide battute, con un beneficio intellettuale e spirituale pari quasi allo zero”, come scriveva lo storico dell’arte Jean Clair. Ciao ciao caos, folle chiassose, visitatori compulsivamente malati di selfie.
Il distanziamento sociale fa bene a chi accede alle mostre e ai musei, che può sostare davanti alle opere con lentezza (in Gran Bretagna lo chiamano slow looking, è un movimento nato dalla constatazione che mediamente un visitatore dedica 8 secondi a ognuna), soffermandosi sui dettagli e gli artifici compositivi, leggendo gli apparati (pannelli, didascalie), aprendo la mente all’insondabile mistero della creazione artistica.
Non per nulla a Firenze, verso fine maggio, si sono bruciate circa 10mila prenotazioni museali in 24 ore, probabilmente anche perché lo smart working da Coronavirus ha permesso al museo più importante della città di sbarcare su Facebook (1,9 milioni di contatti durante il primo mese) e persino su TikTok, dove il canale @uffizigalleries offre quattro divertenti clip che fanno rivivere altrettanti capolavori.
Ma il turismo di prossimità che ci condurrà verso mete vicino a casa, possibilmente poco affollate e pressoché sconosciute, permetterà la scoperta anche dei piccoli musei di cui è disseminata l’Italia. Sono 4.903 secondo il Ministero per i beni e le attività culturali, cui vanno sommate numerose piccole realtà collezionistiche non mappate ufficialmente, curate da associazioni, famiglie, parrocchie, pro loco.
Il turismo culturale quest’estate è vicino sempre più alle offerte del territorio e ci permette di scoprire i borghi storici, che in Italia sono quasi 250, e gli infiniti castelli (sono oltre 25.000, dai semplici ruderi a quelli in cui è possibile anche soggiornare), magari raggiungendoli secondo modalità “lente” ed “ecologiche”, camminando o utilizzando la bicicletta. E anche le realtà didattiche, come fattorie, agriturismi, musei d’impresa (sono 89), legate al mondo del lavoro, alla sua storia, ai suoi valori. Invece, non possiamo ammirare gli eventi che necessitano di un grande pubblico per rientrare dei costi, a cominciare da quelli musicali. Non solo il pop ha rimandato di un anno festival, tour, megaconcerti, ma anche la gran parte delle proposte di musica classica, soprattutto quelle con la presenza di un’orchestra (come possono suonare i fiatisti obbligati a usare la mascherina?), sono state definitivamente rinviate. L’Arena di Verona, abituale riferimento estivo per gli amanti dell’opera, propone nel suo sito la stagione 2021, saltando a pie’ pari tutto l’anno in corso.
La riduzione a solo 200 spettatori per i teatri, gli auditorium e i locali al chiuso permette di ammirare in queste location solo talenti emergenti che difficilmente vi avrebbero trovato spazio, spostando gli altri nelle arene all’aperto, dove il limite delle 1000 persone consente comunque di compensare il lavoro di artisti importanti, se non proprio dei big assoluti. Pensiamo ad esempio ai Nomadi, il gruppo italiano più longevo, che non ha cancellato alcuna data estiva, e al Festival di Spoleto, confermato per la fine di agosto, ma anche a proposte di eccellente livello diffuse sul territorio. La stagione estiva teatrale, che abitualmente si svolge all’aperto, continuerà. Mancheranno le rassegne che vedevano impegnati artisti stranieri e uno staff numeroso, come quella al Teatro Grande di Pompei e l’International Arts Festival di San Marino, posticipate al 2021, ma le pièce più contenute, con attori che possono recitare sul palco alla distanza di almeno un metro, saranno numerose. Citiamo nel mazzo il Plautus Festival di Sarsina, che non rinvia la 60esima edizione, il Teatro Greco di Siracusa, che cambia completamente la programmazione e la disposizione dei posti, e il Napoli Teatro Festival, che si sposterà in luoghi aperti perché, come dice il suo direttore Ruggero Cappuccio, “il teatro se sta fermo si arrugginisce”.
In città: un’app per la prossimità
Cercate il museo storico dei bersaglieri, quello della matematica oppure quello delle pentole?
O semplicemente volete esplorare cosa c’è di culturalmente interessante e particolare nei dintorni di dove vi trovate? Molto semplice, basta scaricare sul proprio smartphone o tablet l’applicazione gratuita Art and Go, disponibile in 25 lingue per Android ed Apple.
«Lo scopo è di spingere l’utente ad ammirare le bellezze e le particolarità vicine a lui o comunque presenti in Italia, andandole a visitare», dice Federica Fornelli, creatrice dell’app.
«Non proponiamo immagini proprio perché ogni occhio vede le varie realtà in maniera differente. E tra i 9.500 musei, le 400 aree archeologiche, i 200 castelli, le 400 chiese, le 450 fontane, le 235 biblioteche e archivi, i 3.500 alberi monumentali e persino i 15 relitti marini siciliani su cui è possibile fare immersione, di realtà interessanti segnalate da Art and Go e magari di cui non immaginavamo neppure l’esistenza, ce ne sono infinite».
L’utilizzo, poi, è semplicissimo. Una mappa indica dove l’utente si trova e presenta le icone dei luoghi suggeriti. Cliccando si accede a una scheda descrittiva, con tutte le informazioni utili alla visita, orari, chiusure, costi e modalità di prenotazione.
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