Il concetto di “Banca del Tempo” è stato ideato negli Anni ’80 dall’americano Edgar S. Cahn, oggi 85enne professore universitario. All’epoca pensò alla Banca del Tempo come mezzo per incoraggiare e premiare il lavoro svolto a vantaggio degli altri.
L’idea di Cahn era – ed è ancora oggi – quello di creare comunità resilienti e premurose, attraverso il reciproco scambio di tempo e capacità favorito dalla Banca del Tempo. Ed è proprio sulla base di questo concetto che la Cina sta sperimentando una nuova forma di assistenza agli anziani di cui avevamo già parlato non molto tempo fa.
Le “monete del tempo”
Il principio utilizzato in Cina è abbastanza semplice. Ma soprattutto quasi identico a quello delle classiche banche del tempo. Le persone che si offrono di aiutare gli altri membri della loro comunità accumulano crediti. Questi, chiamati “monete del tempo”, potranno essere riscossi in età avanzata, in caso di bisogno.
«Un’ora di servizio equivale a una moneta del tempo – spiega Zhu Jiaying, responsabile della Banca del Tempo di Shanghai -. Se un tempo di servizio è inferiore a 40 minuti, tale tempo viene aggiunto al servizio successivo per recuperare un’ora». Eppure, nonostante l’impegno profuso, il progetto pilota lanciato a Shanghai finora ha stentato a decollare. Questo a causa della mancanza di regole chiare, di volontari e di una organizzazione efficiente.
Di recente, nonostante la pandemia, è stato ripreso con alcune modifiche, nel tentativo di renderlo più fruibile. Così a Shanghai, Nanchino e Pechino il progetto delle Banche del Tempo dedicate alla terza età è entrato nella “fase due”.
Una nuova Banca del Tempo, dai giovani agli adulti
Le Banche del Tempo sono un modo per affrontare il problema dell’invecchiamento. Secondo una inchiesta del quotidiano Shanghai Daily, alla fine del 2019, in città vivevano più di 5,2 milioni di over 60. Di questi, il 30% aveva un’età inferiore a 64 anni e il 16% più di 80.
«Molti giovani sono troppo impegnati per prendersi cura degli anziani, quindi questi ultimi devono aiutarsi a vicenda», ha dichiarato al giornale Zhang Hongdi, funzionario della pubblica amministrazione di Yangpu, un distretto di Shanghai. In effetti la novità introdotta nell’agosto 2020 prevede che a prendersi cura dei più anziani non siano tanto i giovani, quanto piuttosto gli adulti, più vicini per età ai loro assistiti. E più interessati – ovviamente – a riscuotere il credito.
Vincere la diffidenza: l’esperienza di Xu Min
Per molti volontari, l’inizio non è facile. Quando invitano gli anziani a parlare delle loro condizioni, spesso vengono accolti con un: «Perché mi chiami? Credi che sia morto? Non chiamarmi più!».
Xu Min, ad esempio, è la responsabile di 24 anziani. Molti di loro la chiamano se non hanno cibo, se sono malati o se il loro frigorifero è fuori uso. Eppure ha avuto diversi problemi con una donna di 72 anni che si sentiva controllata dalle sue premure. «Molti anziani vivono da soli, quindi dobbiamo contattarli ogni giorno – ha spiegato Xu -. Ma alcuni inizialmente non vogliono l’intervento di uno sconosciuto».
Condivisione e amicizia per uscire dalla solitudine
Wu Yuelian è invece una vedova di 77 anni. Rimasta sola con il suo cagnolino, è una beneficiaria dell’aiuto di Yang Beifen, una volontaria di 68 anni amante degli animali.
Dal momento che la differenza di età è poca, gli argomenti di conversazione non mancano. «Ci incontriamo ogni giorno, anche quando usciamo per portare a spasso i nostri cani», racconta Wu. Grazie agli amici di Yang ha poi ampliato la sua cerchia di conoscenze e ha iniziato a prendere parte a varie attività. E non si è mai più sentita sola.
Yang sa bene che gli anziani possono soffrire di depressione se si sentono abbandonati. «Dobbiamo farli uscire dal loro mondo ristretto», si raccomanda. Circoli di lettura, lezioni di cucito o qualsiasi altra attività di socializzazione rappresentano il passaporto per una vita che riacquista significato.
Un’assistenza personalizzata attraverso una piattaforma online
Sono molti i servizi utili agli anziani in difficoltà. Oltre a offrire una compagnia e a mantenere in ordine la casa, i volontari possono consegnare il cibo e aiutarli negli spostamenti, accompagnandoli ad attività culturali e sportive. Inoltre, a seconda delle competenze, possono anche informarli sulla salute, fornire assistenza legale e persino consigli su possibili truffe e rischi finanziari.
Il funzionamento è semplice. Accedendo al programma “Banca del Tempo” disponibile su WeChat – App che permette di chattare gratuitamente -, gli anziani manifestano le proprie esigenze. Così i volontari possano conoscere nel dettaglio i servizi che intendono offrire. Sempre tramite l’App è possibile ricevere altre informazioni utili, quali il numero di “monete” accumulate ed un feedback sulle commissioni svolte.
Ad oggi, oltre 930 volontari del distretto hanno aderito al progetto della Banca del Tempo, aiutando più di 12.700 persone. E sono circa 110 i volontari di età compresa tra i 54 e i 70 anni che si prendono cura di 1.500 residenti più anziani. Un segnale che il mutuo sostegno non è un’utopia, ma una possibile realtà.
«Sono felice di aiutare gli anziani prima di diventare troppo vecchio per badare a me stesso», dichiara Yang Beifen, 68 anni, volontario di Yangpu. «Finora ho accumulato oltre 10 monete ed è confortante sapere che potrò usarle in futuro, se ne avrò bisogno».
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