Sappiamo ormai tutti che il Parkinson è una malattia neurodegenerativa. Esordisce con una lenta ma progressiva perdita di alcune funzioni, come il controllo dei movimenti e dell’equilibrio. Può comparire in genere tra i 58 e i 60 anni, ma in circa il 5% dei pazienti può presentarsi già tra i 21 ed i 40 anni. Sopra i 60 colpisce l’1-2% della popolazione, con una percentuale che sale al 3-5% oltre gli 85 anni.
Questo è quello che sappiamo del Parkinson. A tutt’oggi infatti le sue cause restano sconosciute. È certo che la malattia si manifesti quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente. Motivo per cui si usa la Levodopa per cercare di contrastarne gli effetti. La ricerca è impegnata da tempo su vari fronti, a partire dalla diagnosi precoce, ma ha bisogno di un adeguato sostegno. Per questo è molto importante il contributo dei cittadini e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Una sfida al Parkinson in bicicletta
L’ultima iniziativa in ordine di tempo si chiama Bike riding for Parkinson’s Italy 2020. Nata dall’impegno dell’Associazione Parkinson&Sport, si propone di attraversare l’Italia in bicicletta. L’intento è coinvolgere in ogni tappa le organizzazioni locali che si occupano della malattia. Con lo slogan “Combattiamo il Parkinson attraverso lo Sport”, gli ideatori e i partecipanti si prefiggono di girare tutto il Paese, attraverso 3 viaggi in 3 anni. L’idea è quella di percorrere 790 kilometri in 9 giorni, durante i quali i bikers, tutti o quasi dilettanti e affetti dalla malattia, metteranno se stessi a dura prova.
Da Pavia a Roma lungo la Via Francigena
Per quest’anno il programma prevede un giro nell’Italia Centrale, lungo la Via Francigena. Sono previste 17 tappe per 12mila metri di dislivello. Il gruppo è partito da Pavia lo scorso 5 settembre per arrivare a Roma il 13. È composto da 10 partecipanti, due autisti, un camper, e una televisione per documentare l’impresa. Alcuni utilizzano semplici biciclette, altri impiegano mezzi con la pedalata assistita. Ma per tutti l’importante è esserci.
La scommessa: unire attività e ricerca
La mente del progetto è Stefano Ghidotti (nella foto di apertura con Simone), il presidente di Parkinson & Sport, un 58enne al quale tre anni fa è stata diagnosticata la malattia. Ad aprile, in pieno lockdown, incontra Simone per un’intervista alla sua Associazione. Simone è affetto da Parkinson da molti anni e gli racconta il suo viaggio in Croazia su due ruote. Un’esperienza che lo ha entusiasmato, dalla quale è uscito rafforzato anche fisicamente. Nasce così l’idea di un viaggio in bici attraverso l’Italia, per incontrare le associazioni, i malati e i loro familiari. Per parlare dell’importanza dello sport e del movimento. E per sensibilizzare la ricerca.
L’importanza dello sport
«Tra di noi – spiega Stefano – c’è chi canta, chi scrive libri, chi attraversa lo stretto di Messina a nuoto. Dobbiamo gestire i nostri picchi di emotività mentale legati all’assunzione della Levodopa». Lo sport è importante per tutti, ma di più per chi soffre di Parkinson. «Il cervello in fondo è come un software che ha bisogno di essere tenuto in attività. Se lo lasciamo spegnere quando dovrà riaccendersi sarà più lento».
Perchè Parkinsonauti?
Stefano e i suoi compagni di si fanno chiamare “Parkinsonauti” perché, come lui stesso tiene a precisare, «come astronauti esploriamo il mondo, affrontiamo le nostre avventure, tentiamo tutto quello che è possibile». Nella convinzione che una cura non tarderà ad arrivare. L’importante è tenersi in esercizio finché ciò non accadrà.
(Foto: https://parkinsontriathlon.blog)
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