Siamo ormai in un’evoluzione avanzata della Fase 2. Ora l’importante è isolare i potenziali casi che possono riaccendere l’epidemia.
È caccia aperta dunque agli asintomatici. E proprio oggi Immuni, l’App ufficiale anti-Covid del Governo Italiano, diviene attiva iniziando la sua sperimentazione in Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia. Per il momento si tratta solo di quattro Regioni. Le altre subentreranno dopo, come ha riferito Paola Pisano, ministro dell’Innovazione.
Oltre due milioni di download
Sino ad ora Immuni è stata scaricata da più di 2 milioni di persone, ma l’invito è di continuare a farlo perché «utile in questo momento di ripresa delle attività – come riferisce lo stesso ministro -, per muoversi in sicurezza e diminuire la probabilità di nascita di focolai improvvisi e soprattutto per tutelare noi stessi e le persone a noi care». Aumentando i download dell’App, cresce la possibilità di essere avvisati se si entra in contatto con casi positivi.
Inizia il periodo di prova, ma non finiscono i problemi per Immuni
Mentre Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia fanno da apripista, Immuni con il suo contact tracing è partita da subito tra polemiche e problemi tecnici. Oltre ai dubbi sollevati sulla privacy – motivo per cui ha avuto il benestare del Garante solo poco tempo fa e il Parlamento resta in fermento sulla tematica – sono emersi difficoltà legate al tipo di smartphone.
Alcuni risultano incompatibili per scaricarla. Immuni infatti impiega una tecnologia per le notifiche di esposizione messa a disposizione da Apple e Google. È proprio questa che determina i requisiti di sistema per scaricare e impiegare l’App: non è compatibile con versioni precedenti di iOS, Android e Google Play Services.
Un’App che rischia di non essere per tutti: quando non c’è compatibilità
Al momento queste limitazioni non sono superabili. Gli smartphone non compatibili sono quelli con sistema operativo Android 5 del 2014 o versioni precedenti. Inoltre, non sono compatibili gli iPhone 6 del 2014 o i modelli precedenti: perché Immuni funzioni serve la versione 13.5 del sistema operativo.
Ben diversi invece i problemi sugli smartphone Huawei: non sono dovuti all’App – come si spiega anche nel sito di Immuni – e la risoluzione in questo caso dovrebbe arrivare nel più breve tempo possibile.
Un’App israeliana per diagnosticare a distanza il Covid
Si chiama fotopletismografia. Ha un nome impronunciabile, ma potrebbe essere un passo importante per la telemedicina. In quest’ultimo periodo i medici di base sono stati in difficoltà, privi di dispositivi di sicurezza o scarsamente presenti sul territorio. Ora con una diagnosi fatta a distanza potrebbero avere un’arma in più per contrastare il Covid.
Grazie a questa tecnologia, la start up israeliana Binah sta sviluppando un’App che consentirà di individuare a distanza i sintomi della polmonite interstiziale, tipica del Coronavirus. E tutto tramite la fotocamera dello smartphone. I dati, una volta inviati al medico, potranno essere valutati con altri parametri quali pressione e temperatura.La tecnologia impiegata è simile a quella del saturimetro che misura la saturazione del sangue con un fascio di luce infrarossa. L’App riconosce con la telecamera il diverso tipo di assorbimento della luce della pelle intorno al naso. La saturazione del sangue, in questo caso, è associata alla luce che deriva dalla pulsazione: se è bassa, con presenza di ossigeno sotto il 90% quindi, si è di fronte ad una polmonite. Un dato che può essere collegato ad altri sintomi e patologie, ottenendo un profilo clinico sufficientemente preciso del paziente. Attenzione però: allo stato attuale è allo studio del Ministero della Salute e dell’Oms. Tra l’altro, un’App non potrà mai sostituire la valutazione medica approfondita. Il sistema, infatti, è stato pensato per aiutare una gestione assistita delle fasi di anamnesi, televisita e teleprescrizione.
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