L’avvento del Coronavirus ha cambiato radicalmente la vita di molte persone, inutile negarlo. L’ultimo anno e mezzo è stato denso di eventi, di palpitazioni, spesso trainato dall’incertezza verso qualcosa che non riusciamo ancora a manovrare.
Spesso i pensieri brutti hanno avuto il sopravvento. Eppure, non è tutto nero come sembra. La felicità, infatti, è più forte della pandemia. E a dirlo sono i fatti. In particolare, quelli che arrivano dall’Università della Columbia Britannica di Vancouver. John Helliwell, economista di fama mondiale e professore emerito dell’ateneo canadese, infatti, ha curato l’ultimo “World Happiness Report”. Uno studio che ha avuto la grande ambizione di indagare lo stato di felicità globale, con la collaborazione dell’Istituto Gallup.
Un’analisi particolarmente interessante per il modo in cui è stata condotta: i ricercatori, infatti, non hanno usato dei parametri astratti per definire la soddisfazione, ma hanno chiesto alle persone cosa le rende felici.
Ma come si fa a misurare la felicità?
Una volta sarebbe stato utopico immaginare di riuscire a recuperare questo dato, essendo totalmente soggettivo. Adesso però, grazie ai big data e ai metodi di rilevazione sempre più sensibili alle nostre soggettività e inclinazioni, è possibile mappare il nostro grado di soddisfazione.
E, allora, cosa emerge da questo studio così pioneristico? Incredibile, ma vero: l’umanità è molto più contenta di quanto si potesse immaginare, nonostante la situazione drammatica che stiamo vivendo. E c’è di più: malgrado le previsioni, è cresciuta la fiducia nelle reti di solidarietà comunitarie. Abbiamo riscoperto la solidità dei rapporti. Abbiamo guardato con nuovi occhi i nostri vicini, i nostri amici, i nostri parenti, perché abbiamo capito che ci fanno sentire meno soli e meno fragili.
Il lockdown ci ha imposto una pausa di riflessione, dandoci la possibilità di rivalutare la nostra scala di valori, capire ciò che veramente conta. E, udite udite, è aumentata anche la fiducia nelle istituzioni e nella loro capacità di intervento. Sia in materia di economia, ma soprattutto di salute, è aumentata la quota di sicurezza percepita dalla maggioranza delle persone, in Italia e in buona parte dell’Occidente. Insomma, lo Stato c’è, è al nostro fianco e non ci lascia soli: ecco il messaggio che emerge dal report.
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