«Custodisco ancora un sogno nel cassetto e il desiderio di fare di più». A pronunciare queste parole è Michele, 57 anni, che dal 2006 si prende cura dei detenuti aiutandoli nel reinserimento sociale, insieme a tanti volontari e a sua madre che di anni ne ha 82.
La sua storia, raccontata per noi da Claudia Benassai, la trovate alle pagine 46 e 47: è una storia che viene dalla Sicilia e che, oltre a essere un racconto di quanto la solidarietà e la generosità siano capaci di rendere questo posto un mondo migliore, è anche un esempio e, se vogliamo, un invito. A dicembre ricorrono due appuntamenti importanti: uno è la Giornata del Volontariato (5 dicembre), l’altro la Giornata della Solidarietà (20 dicembre), entrambi voluti dall’Organizzazione delle Nazione Unite.
Le due occasioni ci invitano a riflettere sul valore inestimabile dell’impegno civile e rappresentano un’opportunità per celebrare le azioni di quanti, ogni giorno, si prodigano per costruire una società più giusta e inclusiva. Ma sono anche un monito a non abbassare la guardia, a non dare per scontato il bene comune. La storia di Michele sottolinea un aspetto di non poco conto: dimostra che mettersi al servizio degli altri non è un atto di eroismo, ma una scelta consapevole. È la decisione di donare le proprie risorse – quindi il tempo, le competenze e l’affetto – per il bene degli altri.
È un gesto che certamente ci rende più ricchi, ci fa superare i limiti e ci lascia scoprire un senso più profondo della condivisione. Ma non è tutto, perché partecipare alla vita di comunità (dalle associazioni ai gruppi) è anche un potente strumento di cambiamento sociale. Lo è perché ci rende liberi di guardare all’obiettivo senza pregiudizi – ci stiamo impegnando per una società più giusta e inclusiva, a chi importa farsi condizionare da cosa pensano gli altri su questa o quella cosa? – e perché ci rende protagonisti di una scelta consapevole: sul nostro esempio, altre donne e altri uomini guarderanno all’impegno comune come antidoto all’individualismo e alla competizione.
Mettersi al servizio degli altri, quindi, non può essere ridotto a un mero esercizio di altruismo: sono necessari costanza, capacità di ascolto, di dialogo e conoscenza delle realtà sociali in cui si opera.
È un richiamo alla responsabilità individuale e collettiva, un invito a riscoprire i valori della condivisione e della cura reciproca, senza dimenticare che l’impegno e la partecipazione rappresentano un ponte tra i cittadini e le istituzioni ed è solo percorrendo il ponte – insieme – che i diritti di tutti, anche quelli violati, anche quelli dimenticati, possono essere riconosciuti.
Dicembre è il mese che l’Onu ha scelto per ricordare a tutti noi l’importanza di azioni solidali e volontarie; dicembre è anche il mese in cui ognuno di noi pensa ai progetti che da gennaio dovranno essere imprescindibili e allora aggiungiamone un altro, prendiamoci tutti l’impegno di metterci al servizio della comunità perché non è mai troppo tardi e non è mai il momento sbagliato per iniziare a partecipare al cambiamento di cui troppo spesso siamo solo spettatori.
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