La pandemia causata dal virus Covid-19 è ancora in atto con contagi che variano da Paese a Paese, in Italia, in Europa e nel mondo. A distanza di mesi dai primi casi diagnosticati, alle prime misure dettate dall’emergenza, si guarda sempre più al vaccino come forma salvifica di prevenzione. Oltre al vaccino, si sta lavorando sulle terapie, sullo sviluppo di tecnologie mediche e su nuove forme di assistenza. Insomma, la ricerca è a tutto campo e va supportata. Al riguardo come si sta comportando l’Unione europea? Ha sottoscritto il primo contratto di acquisto per un potenziale vaccino, dialoga con le case farmaceutiche e sta finanziando diversi progetti di ricerca.
Il vaccino, il punto della situazione
Di fronte a una crisi sanitaria senza precedenti, squadre di scienziati di tutto il mondo stanno lavorando per sviluppare un vaccino contro il covid-19. Attualmente, nel mondo si stanno sviluppando oltre 150 vaccini. E circa 10 sono già in sperimentazione. Per avere un vaccino sicuro ed efficace in genere sono necessari 10 anni. Un tempo lunghissimo. Ecco quindi la necessità di accorciare estremamente i tempi in 12/18 mesi.
Una vera e propria impresa che necessita una collaborazione globale tra i Paesi a partire da quelli a maggior reddito. E’ in questa direzione che sta lavorando l’Unione europea nell’ambito della mobilitazione globale lanciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ di questi giorni la conclusione del contratto per l’acquisto di un potenziale vaccino, distribuibile su larga scala, sottoscritto dalla Commissione europea con la società farmaceutica AstraZeneca.
Il contratto siglato con AstraZenica ricalca quanto già stabilito nell’accordo preliminare di acquisto. In pratica, una volta dimostrata la sicurezza e l’efficacia del vaccino, è previsto l’acquisto per conto degli Stati membri dell’Ue di 300 milioni di dosi prodotte dalla Società farmaceutica, con un’opzione per altri 100 milioni di dosi. La Commissione si riserva, comunque, la possibilità di interloquire con altri produttori di vaccini. Colloqui preliminari ed esplorativi sono già avvenuti con le società CureVac, Moderna, Sanofi-GSK e Johnson&Johnson.
Ad ogni modo, il vaccino proposto da AstraZeneca è in una sperimentazione clinica su larga scala di fase II/III, dopo aver ottenuto risultati promettenti nella fase I/II per quanto riguarda la sicurezza e la risposta immunologica.
Come funziona l’accordo preliminare di acquisto su un vaccino
La sperimentazione e la produzione di un vaccino hanno costi notevoli. Inoltre, non è detto che la sperimentazione giunga al risultato sperato. Ecco, quindi, che entrano in campo i finanziamenti. Nel caso del vaccino AstraZeneca, come contropartita del diritto all’acquisto di un determinato numero di dosi di vaccino in un determinato arco temporale, la Commissione europea finanzia una parte dei costi sostenuti per la produzione attraverso accordi preliminari di acquisto.
I finanziamenti erogati sono considerati un acconto sui vaccini che saranno effettivamente acquistati dagli Stati membri. Gli accordi preliminari di acquisto consentono quindi di effettuare investimenti che, altrimenti, con buona probabilità non sarebbero realizzati.
Allo sviluppo dei vaccini saranno destinati buona parte dei fondi SIE (Fondi Strutturali e di Investimento Europei) pari a 2,7 miliardi di euro.
I nuovi progetti di ricerca
Proprio in questi giorni, sono stati ammessi ulteriori 23 progetti di ricerca, che si aggiungono ai 18 già in corso, finanziati dalla Commissione europea pari a 128 milioni di euro. I fondi saranno assegnati nell’ambito di Orizzonte 2020, il programma di ricerca e innovazione dell’Ue, e fanno parte dell’importo di 1,4 miliardi di euro che la Commissione ha impegnato a favore dell’iniziativa “Risposta globale contro il coronavirus”.
Ai 23 progetti ammessi al finanziamento partecipano 347 équipe di ricerca di 40 paesi, di cui 34 provenienti da 16 paesi al di fuori dell’Ue. Il finanziamento consentirà ai ricercatori di far fronte alla pandemia e alle sue conseguenze potenziando la capacità industriale di produrre e diffondere soluzioni prontamente disponibili, sviluppare tecnologie mediche e strumenti digitali, studiare meglio gli impatti comportamentali e socioeconomici della pandemia e trarre insegnamenti da grandi gruppi di pazienti (coorti) in tutta Europa.
Il vaccino made in Italy
Intanto, questa settimana, è partita la prima sperimentazione sull’uomo tutta italiana di un vaccino contro il Covid-19, il GRAD-Cov2. Il candidato vaccino italiano, realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera. La sperimentazione, messa a punto da un team di ricercatori e clinici dello Spallanzani in collaborazione con ReiThera, sarà effettuata su novanta volontari suddivisi in due gruppi per età: 45 tra i 18 e i 55 anni, altrettanti di età superiore ai 65 anni. A ricevere il primo dosaggio è stata una donna di 50 anni.
Ciascun gruppo sarà suddiviso in tre sottogruppi da 15 persone, a ciascuna delle quali verrà somministrato un diverso dosaggio del preparato vaccinale. Una parte della sperimentazione sarà effettuata presso il Centro Ricerche Cliniche – Policlinico G.B. Rossi di Verona. Se i primi risultati della fase 1 saranno positivi, entro la fine dell’anno potranno prendere il via le fasi 2 e 3, che saranno condotte su un numero maggiore di volontari anche in paesi dove la circolazione del virus è più attiva.
Il progetto è finanziato con 8 milioni di euro, 5 a carico della Regione Lazio e 3 dal Ministero della Ricerca Scientifica.
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