Londra è la città più trafficata d’Europa, Roma tredicesima, segue Milano. Non va meglio a Istanbul, New York e Parigi. Il problema delle code e degli ingorghi cittadini non conosce frontiere
La tecnologia corre ma il traffico resta fermo e il futuro non sembra dare segnali di miglioramento. Lo afferma l’ultimo ranking di Inrix, società di analisi che monitora il livello di congestione delle strade nelle città di tutto il mondo. Nel 2024 il traffico è peggiorato praticamente ovunque. Rispetto al 2023 in più della metà delle città analizzate (55%) è di fatto aumentato il numero delle ore trascorse al volante per raggiungere da casa il lavoro (e viceversa). Con conseguente aumento del consumo di carburante e relativi costi.
Il caro-traffico pesa sulle tasche dei cittadini
Negli Stati Uniti, questi ritardi costano al conducente medio più di 771 dollari in tempo perso. In tutto il paese, ciò significa che lo scorso anno si sono persi più di 74 miliardi a causa della congestione del traffico. Il conducente medio nel Regno Unito e in Germania, d’altro canto, ha perso rispettivamente 581 sterline e 470 euro a causa degli ingorghi. La congestione è costata al Regno Unito nel suo complesso 7,8 miliardi di sterline, mentre la Germania ha perso 3,6 miliardi di euro. Costi definiti insostenibili dallo stesso ranking.
L’auto privata resta la scelta preferita
Il calo degli spostamenti è finito dopo il Covid, con il ritorno alle attività lavorative e di studio in presenza e alle attività sociali e ricreative. I mezzi di trasporto pubblico, tuttavia, non stanno recuperando il flusso di passeggeri del pre-epidemia. Incidono scioperi e mancanza di puntualità. Se in Italia i dati sulle vendite delle automobili sono in calo, non così è nel resto del mondo. Negli Stati Uniti, ad esempio, gli acquisti hanno raggiunto nel 2024 cifre da record. Si stima infatti che lo scorso anno nel Paese si siano venduti quasi 16 milioni di nuovi veicoli, con un + 2,5% rispetto al 2023.
I dannati del volante
La classifica delle 10 peggiori città del mondo vede in cima Istanbul dove un pendolare passa in media 105 ore all’anno alla guida della sua auto. Seguono New York e Chicago (entrambe 102 ore). In Europa maglia nera per Londra e Parigi (rispettivamente 101 e 97 ore). Ma il traffico non conosce confini e colpisce persino centri urbani all’apparenza tranquilli. è il caso di Dublino con 81 ore di media e di Brussels (74). A Città del Messico si resta bloccati per 97 ore, a Città del Capo per 94 e a Jakarta per 89. A Bangkgok per 74, a Varsavia per 70 e nella caotica Toronto per 6.
Gli italiani nel traffico cittadino
Gli ingorghi democraticamente uniscono Nord e Sud. Roma, con l’effetto Giubileo, è prima tra le città italiane con 71 ore di percorrenza, seguita a stretto giro da Milano con 64. Ma il traffico tiene in ostaggio i cittadini di Bergamo per 50 ore e di Varese per 49. Subito dopo, infatti, si ritrova Palermo (45 ore), seguita da Torino e Lecco (44 ore), Genova, Firenze e Salerno (43), Napoli e Brescia con 42. Ultime, fra tutte quelle monitorate, troviamo le città di Gioia Del Colle, Lucera e Forlì. Resta il fatto che il tempo perso ad aspettare ammonta a due-tre giornate intere all’anno, oppure a una-due settimane lavorative, nelle due città principali d’Italia.
Le misure restano insufficienti
La situazione non accenna a cambiare, nonostante l’introduzione di limitazioni agli ingressi nei centri storici (come la tassa giornaliera di 9 dollari a New York) e i limiti di velocità, (le famose zone a 30 all’ora) che non hanno molto senso in città già congestionate e a passo di lumaca. Anche la mobilità condivisa (car e bike sharing, monopattini) pur guadagnando popolarità negli anni, stentano a decollare definitivamente. Anche perché richiedono che siano le città stesse a gestire l’uso dei marciapiedi e delle carreggiate, garantendone l’adattabilità alle nuove funzioni.
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