Mentre scriviamo queste pagine, donne e uomini stanno spalando fango e detriti. È uno scenario apocalittico quello che arriva dall’Emilia-Romagna, duramente colpita dalle alluvioni delle ultime settimane. I primi giorni di maggio molte zone erano state interessate da piogge incessanti che hanno raggiunto una portata senza precedenti. Tra il 16 e il 17 maggio, si sono raggiunti i 100 mm nella città di Bologna, 100 sul territorio imolese, tra i 120 e i 140 mm nel faentino e nel forlivese, sull’Appennino fino a picchi di 250 mm. Parliamo di quantitativi che cadono di solito in un’intera primavera. I campi non hanno potuto assorbire l’acqua, il mare si è ingrossato respingendo l’acqua di torrenti e fiumi che ne ha rotto gli argini e le barriere. In due giorni sono morte tredici persone, oltre trentaseimila sfollati. Nel disastro causato dall’emergenza climatica, tanti, in più di 42 comuni, hanno visto le loro case riempirsi di acqua e fango e hanno cercato di mettere in salvo loro stessi e tutto ciò che potevano. Tra i disagi alle linee telefoniche, la sospensione del trasporto pubblico, le frane, gli appelli per cercare i dispersi, tantissimi volontari sono accorsi da tutta Italia portando vicinanza e braccia tese a dare una mano. Vogliamo farlo anche noi. Vogliamo esprimere solidarietà a chi sta vivendo questo dramma. E vogliamo anche unirci all’appello che l’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite – lancia in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente che si celebra il 5 giugno: “Il tempo sta per scadere e la natura è in modalità di emergenza. Per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C in questo secolo, dobbiamo dimezzare le emissioni annuali di gas serra entro il 2030. Abbiamo bisogno di un’azione urgente per affrontare questi problemi urgenti”.
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