Servono nuove misure socio-economiche per contrastare il crescente invecchiamento demografico del nostro continente. Nelle sedi competenti si parla già da anni di progetti e nuove leggi. E su questi argomenti il nostro Paese ha molto da dire.
Vent’anni fa, era il 2002, si teneva a Berlino la prima Conferenza Ministeriale sull’Invecchiamento dell’UNECE, la Commissione Economica delle Nazioni Unite dedicata all’Europa. La semplice menzione dell’iniziativa rivela almeno due aspetti importanti. Il primo aspetto degno di nota è che l’invecchiamento della popolazione – visto che lo affrontava proprio una Commissione Economica – è con tutta evidenza un tema fortemente economico. Nello specifico, un tema macro-economico per quanto riguarda la sostenibilità dei sistemi pensionistici e sanitari e micro-economico in quanto impatta sulla struttura del sistema imprenditoriale, produttivo e dei consumi. Il secondo aspetto che emerge significativamente è che l’invecchiamento della popolazione vent’anni fa già preoccupava le Nazioni Unite, tra tutti, per un continente in particolare: quello europeo. Il nostro continente è indubbiamente protagonista di un rallentamento demografico diffuso, che tuttavia non deve necessariamente diventare elemento di debolezza irrisolvibile, se correttamente gestito e affrontato.
E proprio per affrontare il tema, dal 2002, in seno all’UNECE, sono iniziati quattro cicli di valutazione, a cadenza quinquennale, in cui esperti, ricercatori e società civile si sono ritrovati a Leon, a Vienna e a Lisbona per monitorare le politiche, le iniziative e i progetti in materia di invecchiamento attivo. A metà giugno 2022, l’appuntamento è quindi approdato proprio nel nostro Paese, a Roma, in un Forum congiunto che ha offerto l’opportunità di apprezzare quanto è stato realizzato su questi temi negli ultimi due decenni. Allo stesso tempo, però, lo sguardo è stato rivolto al futuro e a tutti quegli ambiti in cui c’è ancora tanta strada da fare, tra scienza, politica e cultura, con impatti potenti sulla vita quotidiana delle persone.
L’Italia, d’altro canto, ha molto da dire e da fare sul tema: il nostro Paese è al primo posto tra gli Stati membri con il 23% della popolazione over 65, seguito da Grecia, Finlandia, Portogallo, Germania e Bulgaria con il 22%; siamo inoltre il Paese con l’età media della popolazione più alta, sintomo di una riluttante natalità, ma anche di un’aspettativa di vita piuttosto lunga. Siamo, insomma, agèe in un continente “diversamente giovane”. E forse anche per questo, numerose realtà italiane hanno sentito l’esigenza di proporre una Legge quadro nazionale sull’invecchiamento attivo, che valorizzi le esperienze già realizzate sul territorio, incentivi il coordinamento fra le diverse Istituzioni sociali e sanitarie, e che infine promuova l’approvazione o l’adeguamento di leggi locali in tutte le Regioni, tenendo conto delle criticità emerse durante la pandemia.
Lo scopo fondamentale della proposta è quello di valorizzare le capacità degli individui anziani di esprimere la propria identità e di attuare al meglio il proprio progetto di vita, dalla prevenzione e tutela della salute ai servizi innovativi, fino alla partecipazione attiva alla vita sociale. Politiche che sono al cuore del progetto di 50&Più, che le tratta anche nel nuovo volume che prenderà forma grazie alla collaborazione con Fondazione Leonardo come una riflessione sui diritti di cittadinanza attiva necessari alla realizzazione della persona ad ogni età. Non si può infatti decidere se essere o meno parte dell’ageing (invecchiamento) del nostro Paese, ma certamente possiamo e dobbiamo scegliere ogni giorno di essere protagonisti nella declinazione “active” o meno di questo fenomeno.
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