Oggi non è raro trovare energici senior impegnati in qualche gruppo teatrale. Da tempo la medicina ci suggerisce il palcoscenico come luogo di esercizio per una vecchiaia attiva. Non è difficile comprendere il perché: partecipare ad un gruppo teatrale vuol dire esercitare la memoria, acquisire maggior consapevolezza di sé, ridurre vergogna e insicurezza. Ma è anche un modo per praticare movimento: non si recita solo con la voce.
Il palcoscenico allontana la solitudine, libera l’immaginazione aumentando la creatività e – di conseguenza – la capacità di risolvere i problemi in modo più elastico. Lo sanno bene i tanti attori che, oggi, calcano la scena ben oltre i supposti limiti di età.
La Terza Età sul palcoscenico
Del resto, per il teatro italiano, la Terza Età è da sempre vivaio di artisti. Come non ricordare Emma Gramatica, Ruggero Ruggeri, Paola Borboni, Ernesto Calindri, Mario Scaccia, Arnoldo Foà. E l’elenco può essere ancora lungo.
Indimenticabile e indimenticato resta Giorgio Albertazzi, scomparso nel 2016, all’età di 92 anni. Parlando delle sue Memorie di Adriano, portato in scena per 18 anni, non ha mai fatto mistero di essere cresciuto negli anni col suo personaggio. Al punto da sentirsi un tutt’uno con il ritratto del vecchio imperatore. E con la sua coscienza di invecchiare. «Più passa il tempo e più mi avvicino alla sua età ultima. Come Adriano, non ho paura della morte: ci converso, cerco di farle la corte», confessò ai giornalisti negli ultimi tempi.
Ma alla malinconia di Albertazzi può rispondere solo l’irriverenza di Paolo Poli, anche lui scomparso nel 2016. Un anno prima di lasciarci dichiarò alla stampa di aver deciso di lasciare le scene, perché «la vecchiaia è bella per questo, ci si raccoglie, ci si chiude nella tana, nelle proprie letture». Mentiva sapendo di mentire?
Giovani e anziani sul palcoscenico. La compagnia di Umberto Orsini
Come non pensare al fascino senza età di Umberto Orsini? 85 primavere e 60 anni di scene, uomo colto, cosmopolita, curioso delle novità e sempre pronto a sperimentare. In uno dei suoi ultimi spettacoli tocca proprio il tema della vecchiaia con Il costruttore Solness di Henrik Ibsen: Solness, anziano e affermato costruttore edile, è ostile ai giovani, da cui teme di essere soppiantato.
Orsini, al contrario, ha aperto la sua compagnia proprio a giovani attori e registi. Ha dichiarato infatti alla stampa: «Tutta la mia vita professionale è in contraddizione con la paura dei giovani. Mi sono sempre lasciato contaminare da loro, approfitto della loro freschezza e positività». E prosegue: «Quello di Solness, invece, è non tanto il timore della gioventù, quanto della sua rincorsa da parte di un uomo in là con l’età. In sostanza, è la metafora di un individuo che va oltre le sue possibilità per ritornare quello che era, cioè giovane».
Ma questo 2020 è anche l’anno in cui due “mostri sacri” del palcoscenico tagliano il traguardo dei 100 anni: Gianrico Tedeschi e Franca Valeri.
Buon compleanno a Gianrico Tedeschi
Gianrico Tedeschi ha compiuto 100 anni il 20 aprile scorso. Ha passato 70 anni della sua vita sul palcoscenico e in televisione. Sempre vitale e pronto a mettersi in gioco in nuove esperienze recitative. Come quando si è misurato con le luci del varietà, ballando e cantando nel musical My fair lady. Fino a quattro anni fa ancora sulla breccia, a chi gli chiedeva se ciò non gli costasse fatica rispondeva: «Al contrario, la scena dà forza».
Aspettando la “signorina snob”, Franca Valeri
Il 31 luglio prossimo toccherà invece a Franca Valeri, alias la “signorina snob”, spegnere le fatidiche 100 candeline.
Una delle attrici comiche più amate, non ha perso con il tempo il suo umorismo e la sua ironia.
Protagonista di numerose pellicole di successo del dopoguerra, dagli Anni ’70 si è dedicata con successo al teatro.
Si diletta anche a scrivere libri nei quali campeggia la sua capacità dissacrante e sempre pronta di fare battute. Tra questi La vacanza dei superstiti, un testo sulla vecchiaia trattata con intelligenza e ironia, come è nel suo stile.
Nonostante l’età e la malattia – un tremore ereditario che quasi scompare in scena – non ha smesso di calcare il palcoscenico. Il suo ultimo spettacolo è stato Il cambio dei cavalli, nel 2015, un pezzo scritto da lei e per lei, che le è costato un anno di fatica.
Nella sua autobiografia Bugiarda no, reticente (2010) ha scritto: ”La nostra generazione era preparata. La preparazione non è solo forza fisica, l’esercizio è soprattutto di genere morale. Aspettare. Riscuotere. Amare e riamare, riderci sopra, ricordare con la giusta proporzione dei sentimenti”. Insomma, impegno e amore: in ciò risiede la felicità.
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