Il sonno peggiora con l’avanzare dell’età. Perché? A fornire una risposta a questa domanda ci pensano gli studiosi della Stanford University che hanno pubblicato, nelle scorse settimane, i risultati della ricerca sulla rivista di settore Science. L’esperimento è stato condotto su topi da laboratorio giovani e anziani. Vediamo cosa è emerso dallo studio del loro comportamento.
Il sonno peggiora con l’avanzare dell’età: colpa dei circuiti del sonno
I ricercatori di Stanford University spiegano la genesi dell’indagine sulle pagine della rivista scientifica. “Abbiamo ipotizzato che il calo della qualità del sonno potesse essere dovuto al malfunzionamento dei circuiti neurali associati al controllo sonno/veglia. È stato stabilito che l’attività neuronale dell’ipocretina/orexina (Hcrt/OX) è strettamente associata alla veglia e avvia e mantiene lo stato di veglia. In questo studio, ci siamo chiesti se l’eccitabilità intrinseca dei neuroni Hcrt è alterata, portando a un controllo destabilizzato degli stati di sonno/veglia durante l’invecchiamento”.
Il sonno frammentato e l’ipereccitabilità dei neuroni
Secondo i dati forniti dal team di studiosi californiani, l’ipereccitabilità dei neuroini Hcrt – capace di promuovere l’eccitazione – è associata al sonno frammentato che emerge nei topi anziani perché mostrano una soglia ridotta di transizione sonno-veglia. “Abbiamo dimostrato che la down-regulation dei canali KCNQ2/3 che compromettono la ripolarizzazione guida l’ipereccitabilità neuronale di Hcrt, che porta all’instabilità del sonno durante l’invecchiamento” dicono i ricercatori.
Le conclusioni della ricerca sulla qualità del sonno
Il campione di riferimento analizzato dai ricercatori della Stanford è stato di topi giovani. Ratti , quindi, con età compresa tra tre a cinque mesi, mentre i topi anziani avevano tra i 18 e i 22 mesi. Il team ha utilizzato la luce trasportata dalle fibre per stimolare neuroni specifici sui topi in esame e ha registrato i risultati utilizzando tecniche di imaging.
Dall’esperimento emerge che i topi anziani perdono circa il 38% di ipocretine rispetto a quelli giovani. Inoltre, le ipocretine rimaste nei topi anziani sono più facilmente attivabili, rendendoli inclini al risveglio. “Ciò potrebbe essere dovuto al deterioramento nel tempo dei “canali del potassio” si legge. “Perché sono interruttori biologici di accensione e spegnimento importanti per le funzioni di molti tipi di cellule” emerge dalla ricerca su Science.
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