Nel confronto con gli altri paesi il Servizio Sanitario Nazionale si posiziona al top per salute e aspettativa di vita, ma ultimo per l’assistenza agli anziani.
Il Servizio Sanitario Nazionale su modello di welfare universalistico, così come lo conosciamo, nasce il 23 dicembre 1978, sostituendo le vecchie casse mutue. Per la prima volta si afferma così il principio che l’assistenza sanitaria è un diritto sociale garantito per tutti, secondo gli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione. Prima di quella data infatti il diritto alla salute non era per tutti, ma solo per i lavoratori (e familiari) iscritti a un ente mutualistico, con forti differenze, per prestazioni e coperture, tra una categoria e l’altra.
Luci e ombre del Servizio Sanitario Italiano
Ma il nostro SSN (finanziato prevalentemente attraverso la fiscalità generale) costa più o meno dei servizi sanitari di altri Paesi che hanno adottato modelli diversi, privatisti o misti? E che livelli di prestazione fornisce? A fare i conti in tasca all’healthcare italiano ci ha pensato il dossier “Il Servizio sanitario nazionale compie 45 anni”, realizzato dall’Ufficio valutazione e impatto del Senato. Il documento appena pubblicato raffronta i numeri nazionali con quelli di Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svezia.
L’Italia vince per lo stile di vita
In diverse classifiche – dall’aspettativa di vita alla nascita (83 anni) all’aspettativa di vita in salute (71,9 anni) – l’Italia si posiziona al vertice. Potrebbe sembrare un luogo comune, ma in realtà è merito anche degli stili di vita (e delle politiche di prevenzione). Il consumo di alcol – calcolato come per tutti gli altri parametri dai 15 anni in su – colloca infatti il nostro Paese in seconda posizione nella prospettiva dei corretti stili di vita. Meglio solo la Svezia. Secondo posto anche per il consumo di tabacco: fumano meno solo i cittadini del Regno Unito. Medaglia d’argento anche per la categoria persone in sovrappeso: più magri di noi solo i francesi, maglia nera per i cittadini statunitensi.
Non siamo un paese per vecchi
Per contro il focus del documento segnala che con una spesa sanitaria pubblica pari al 7,1% del PIL, l’Italia nel 2020 risultava terza, fra i Paesi europei della lista, per numero di posti letto ospedalieri (3,19 ogni 1000 abitanti). Prima la Germania (7,82), seconda la Francia (5,73). Peggio gli Stati Uniti che dispongono di 2,8 posti e il Canada (2,55). Quanto invece ai posti letto in strutture residenziali per anziani, nel 2019 l’Italia registra la più bassa disponibilità di risorse (18,8 posti ogni 1000 over 65). Il dato disallinea il nostro SSN da tutti gli altri sistemi sanitari comparati che destinano alle long term care risorse significativamente più ingenti. La Svezia ne conta 68,1, la Germania 54,2, il Canada 51.3. Notevole il distacco con gli Stati Uniti (29,9 posti), al penultimo posto di questa classifica.
Le dolenti note della spesa sanitaria
La spesa pubblica destinata al Servizio Sanitario Nazionale, quella in rapporto al PIL, relega l’Italia all’ultimo posto accanto alla Spagna (entrambe poco più del 7%). Poca cosa rispetto alla spesa pubblica statunitense, che con il 15,9% si guadagna la vetta della classifica. Punteggi bassi anche per quanto riguarda la spesa pubblica ospedaliera e quella pro-capite. Quarto posto per il numero di medici in attività (la Spagna al primo) e al fondo della classifica (6,3 professionisti ogni 1000 abitanti) per numero di infermieri in attività. Categoria nella quale spicca la Germania con 12 professionisti ogni 1000 abitanti.
Efficacia delle prestazioni
Dopo aver valutato le risorse di cui dispone la sanità, il report prende in considerazione diversi indicatori per valutare la qualità delle prestazioni sanitarie. Tra questi il tasso di mortalità di pazienti over 45 a 30 giorni dal ricovero per infarto del miocardio acuto. E qui il SSN si posiziona con un tasso del 5,4 contro l’8,3 della Germania e il 6,5 della Spagna. Il secondo indicatore è relativo al tasso di sopravvivenza a cinque anni per tumore al seno per il quale l’Italia è terzultima (86%) alla pari con la Germania, subito dietro la Francia (86,7%). Meglio la Svezia (88,8%) e gli Usa con un ottimo 90,2%.
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