«Meno male che c’è Tizio che è una forza della natura»… «Dovremmo tutti prendere esempio da Caio che una ne pensa e cento ne fa». Ognuno ha il proprio Tizio e il proprio Caio di riferimento. Sono gli uomini e le donne over 70 che, nonostante ne abbiano viste di tutti i colori, con il nero dominante negli ultimi tempi, sono più ottimisti, più energici e più motivati di un ventenne.
Sono quelle persone, per intenderci, che suscitano tanto invidia quanto ammirazione. Perché sono sempre positive, divorano la vita e non ne sono mai sazie, sfruttano il presente senza smettere di fare progetti per il futuro. Non è da Tizio, né da Caio, per esempio, lamentarsi per gli acciacchi della vecchiaia, temere di ammalarsi (anche quando è in circolo un virus che sembra avercela proprio con loro) o brontolare per le misure restrittive che li costringono a rimanere in casa e rinunciare alle loro abitudini. Dalla loro prospettiva il bicchiere è comunque sempre pieno.
Qual è il loro segreto? Non è difficile scoprirlo, basta chiederglielo e loro sono ben contenti di rivelarlo. Così ha fatto Michael Segalov, giornalista del The Guardian, che ha raccolto le testimonianze di alcuni over 70 che, nonostante i tempi duri, sanno come essere felici. Ma soprattutto sanno insegnarcelo.
Irene Lewington, 92 anni: «Spingi sull’acceleratore»
«Dopo la morte di mio marito, ci è voluto del tempo per rimettermi in sesto. Un giorno mi sono svegliata e ho pensato “Bene, ora è il mio momento”: devi sfruttare al massimo il tempo che ti resta. Ho fatto un corso di computer, ho provato il paracadutismo, poi ho provato le corse di auto. Non sono mai contenta se taglio il traguardo a meno di 160 Km/h. Finora niente è andato storto. I miei figli sono grandi, non hanno bisogno di me come prima. Se cadessi morta domani, non cambierebbe il mondo, quindi tanto vale divertirmi. Finché respiri, vai avanti e divertiti. Devo ancora nuotare con gli squali al London Aquarium».
Kevan Gee, 75 anni: «Fai lo scemo/a»
«I miei figli erano molto preoccupati per me e mia moglie all’inizio del lockdown, con tutte quelle notizie sui rischi dell’infezione per gli anziani. Allora gli ho mandato alcuni video per rassicurarli. Nel primo saltavo sul divano come un bambino. In un altro indossavo vestiti buffi mentre dipingevo la casa ballando sulle note di Uptown girl di Billy Joel. Ho lavorato come supervisore in una centrale elettrica per molti anni: il mio umorismo ha alleggerito il lavoro del team e ha impedito a chiunque di scoraggiarsi quando si verificavano incidenti o si commettevano errori. Meglio avere un approccio spensierato alla vita piuttosto che disciplina e pugno di ferro. Devi rimanere infantile e sciocco: se si perde questo atteggiamento, si finisce per accontentarsi di una vecchiaia austera e triste. E non ci vai di mezzo solo tu, ma anche le persone accanto a te».
John Starbrook, 90 anni: «Perché no?»
«Mia moglie è scoppiata a ridere quando le ho annunciato che mi stavo per iscrivere alla maratona di Londra nel 1983. Non avevo mai pensato di poter correre in tutta la mia vita, ma avevo sentito alla radio che il termine per l’iscrizione scadeva nel pomeriggio. E ho pensato: perché no? Sono riuscito ad arrivare al traguardo con una grande soddisfazione, ma ho giurato che non lo avrei mai più fatto. Da allora ho completato 32 maratone di Londra e nell’ultima ero la persona più anziana tra tutti i concorrenti. Provarci e fallire è molto meglio che non provarci affatto. Ora chiedo alle persone quali siano i loro sogni e le mantengo motivate. Non voglio che la gente mi guardi e pensi che io sia un caso eccezionale. Voglio che mi guardino e dicano: se ci riesce quel vecchio, posso farcela anch’io».
Hazel Mason, 71 anni: «Fai la differenza»
«Ero consapevole del cambiamento climatico prima di entrare a far parte di Extinction Rebellion (un movimento ecologista presente anche in Italia, ndr). Ma ero convinta che a un certo punto le persone potenti avrebbero preso delle iniziative a favore dell’ambiente. Quando ho sentito alla radio che Donald Trump si stava ritirando dall’accordo sul clima di Parigi, ho capito che non potevamo contare su di loro. Sentivo profondamente che dovevo fare qualcosa: se non l’avessi fatto, non mi sarei perdonata. Quando guardo i miei nipoti, cerco di immaginare il loro futuro. Non sarò qui tra qualche decennio ad aiutarli, quindi mi sono chiesta: cosa posso fare con gli anni che ho davanti? È stato allora che ho fondato il gruppo dei nonni di Extinction Rebellion: mi sono resa conto che non è mai troppo tardi per fare qualcosa che può fare la differenza. Ho protestato e sono anche stata arrestata».
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