A chi non piacerebbe aggiungere due anni e mezzo alla propria vita: quasi mille giorni in più. È esattamente quello che succede alla longevità umana quando il nostro corpo e la nostra esistenza sono esposti agli spazi naturali.
A metterlo nero su bianco è una ricerca condotta dalla Northwestern University Feinberg School of Medicine e pubblicata sulla rivista scientifica Science Advance. Si tratta del primo studio che è riuscito a calcolare in modo così preciso l’impatto sulla salute di chi vive più a contatto con la natura.
Ormai sappiamo che accanto all’età anagrafica esiste anche un’età biologica, quella che realmente rispecchia di quanto il nostro corpo stia invecchiando. Il nostro “orologio biologico” dipende da tanti fattori: cosa mangiamo, quanto movimento facciamo, come dormiamo.
Esiste un altro fattore che determina la nostra longevità
Oggi grazie a questa ricerca abbiamo scoperto che esiste anche un altro fattore che determina la nostra longevità e influisce sul nostro organismo, e cioè quanto verde abbiamo intorno.
I ricercatori hanno analizzato l’esposizione sul lungo periodo a spazi verdi, e come questa influenzi l’invecchiamento biologico, di oltre 900 persone in quattro città degli Stati Uniti. Secondo lo studio, il fatto di vivere più a contatto con la natura ha effetti molecolari e biologici che possono essere rintracciati nel nostro sangue. «La natura ti entra sotto la pelle», hanno dichiarato gli scienziati in un’intervista al Washington Post. Ed è una bella notizia: la natura come medicina contro l’invecchiamento, uno scudo contro lo scorrere del tempo.
Per indagare la relazione tra l’esposizione prolungata agli spazi naturali e l’invecchiamento, i ricercatori hanno confrontato i cambiamenti biologici legati all’età dei partecipanti, in un periodo lungo più di vent’anni. Analizzando il Dna del sangue, hanno misurato l’età biologica a livello molecolare, osservando piccoli cambiamenti nel funzionamento dei geni coinvolti nel processo di invecchiamento.
Conta anche l’ambiente in cui si vive
L’età biologica, che può accelerare o rallentare a seconda dello stile di vita, può incidere sulla probabilità di sviluppare malattie legate all’età come il cancro, le malattie cardiovascolari o l’Alzheimer. Tuttavia, sottolinea lo studio, non conta solo il nostro stile di vita, ma anche l’ambiente in cui si vive. Insomma, questo studio aggiunge una nuova dimensione alla comprensione dei benefici della natura, spiegando come gli spazi verdi possano modificare l’espressione dei geni e dimostrando come la vita in aree più verdi possa portare a cambiamenti fondamentali nei biomarcatori dell’invecchiamento.
Ritmo dell’invecchiamento biologico e longevità
Nonostante i risultati promettenti, lo studio lascia alcune domande aperte. I ricercatori hanno utilizzato immagini satellitari per valutare gli spazi verdi e identificare i principali parchi nelle vicinanze delle case dei partecipanti, ma questo metodo non fornisce dettagli sul tipo di spazio verde: si potrebbe trattare di un campo da golf come di una foresta. E invece conoscere i dettagli degli spazi verdi e delle attività svolte in essi, è cruciale. Inoltre, lo studio ha evidenziato differenze nel ritmo di invecchiamento biologico a seconda del genere e dello status sociale. Gli esperti suggeriscono che sono necessari ulteriori approfondimenti per capire meglio come le persone possano beneficiare degli spazi verdi e quali altri fattori sociali possano influire.
I risultati dello studio dovrebbero spingere le persone a considerare l’ambiente in cui vivono come elemento essenziale
Nel frattempo però i risultati dello studio dovrebbero spingere le persone a considerare l’ambiente in cui vivono come elemento essenziale per una vita sana e magari mobilitarsi affinché i decisori politici integrino la natura come un elemento fondamentale della vita quotidiana. Tra siccità, ondate di calore e inquinamento atmosferico, mai come oggi è fondamentale iniziare a considerare gli spazi verdi come una sorta di infrastruttura sanitaria pubblica, al pari dei sistemi fognari e della raccolta dei rifiuti. In ballo non c’è solo la nostra vita, ma anche, come abbiamo visto, la nostra aspettativa di vita.
QUI tutti gli editoriali di Francesca Santolini
© Riproduzione riservata