I cambiamenti climatici permettono alle zanzare di ampliare il loro habitat a zone mai frequentate. E fortificano soprattutto le specie che sono vettori di malattie contagiose
Le zanzare sono uno dei più consueti e diffusi fastidi estivi. E, con il progressivo aumento delle temperature, dei mesi che alla stagione calda sono più prossimi, giugno e settembre. Anche quest’anno stiamo iniziando a subire le loro punture e a munirci dei mezzi di difesa più disparati, a cominciare dalle piantine di incenso fino a quelli via via più sofisticati e industriali.
Zanzare killer
Spesso lo dimentichiamo, eppure le zanzare sono – secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – gli animali più mortali in assoluto. In gran parte per gli ancora oltre 400mila morti l’anno causati dalla malaria, ma anche per le altre malattie di cui sono vettori verso l’uomo. Parliamo della dengue e della febbre gialla, della zyka, della chikungunya e della febbre West Nile. Di tutte i dati sono sempre più preoccupanti: in America Latina, ad esempio, nella prima metà di quest’anno sono stati registrati più casi di febbre dengue che in tutto il 2022.
Il blog di Bill Gates calcola che in totale le zanzare causino circa 830mila decessi ogni anno, molti più del secondo animale killer dell’umanità, l’uomo, cui sono imputabili, tra guerre e assassinii, almeno 580mila morti.
Le altre specie sono lontanissime: i serpenti sono terzi nella graduatoria con “solo” 60mila vittime, i pappataci superano le 24mila e i cani arrivano a causare il sorprendente numero di 17.400 morti. Lontani in questa triste classifica gli altri animali che siamo soliti considerare pericolosissimi, come i coccodrilli, i leoni, gli ippopotami, le tigri, gli elefanti e gli squali, che complessivamente causano l’anno circa 1.700 vittime.
Il mutamento climatico
Fino a qualche anno addietro i dati fornivano l’impressione diffusa che i progressi nel controllo degli insetti portatori di malattie fossero destinati a progredire fino a ottenere successi sempre più significativi. Il 2015 è stato l’anno in cui si è avuto il minor numero di casi e di morti per la malaria, grazie a nuovi insetticidi che proteggevano, e proteggono ancora, persone e abitazioni. Però il trend non è continuato, anzi ha proprio invertito tendenza, per un motivo determinante: il riscaldamento globale.
Le nuove condizioni ambientali hanno progressivamente messo a rischio intere zone geografiche fino allora ritenute completamente “sicure”. L’aumento delle temperature medie e l’elevarsi dei livelli di umidità atmosferica permettono ad alcune specie di zanzare vettori di patogeni di sopravvivere. E riprodursi in luoghi dove non erano mai state rintracciate prima. Anche in Europa e negli Stati Uniti, dove nell’estate 2022 sono stati riscontrati una decina di casi trasmessi in loco nel Texas, in Florida e nel Maryland. Non era mai successo.
La perdita di efficacia degli insetticidi
Le zanzare stanno anche diventando più pericolose nei loro ambienti abituali, tanto da pungere spesso di giorno e all’aperto, contrariamente a quanto succedeva finora. È un esplicito segnale che si adattano sempre più velocemente agli insetticidi e agli altri strumenti a disposizione dell’uomo per contrastarle, rendendoli sempre meno efficaci.
Già nel 2020 uno studio, condotto dall’Università di Oxford e dalla Liverpool School of Tropical Medicine e pubblicato dalla rivista scientifica Plos Biology, aveva appurato che le anopheles gambiae si sono “impossessate” anche di aree urbane dell’Africa. Si tratta di aree fino allora ritenute sicure e popolate da oltre 100 milioni di persone, per diffondervi varie infezioni. Un impatto importante che rischia frenare, se non di minare, l’evoluzione in positivo dell’economia e della situazione sociale di vari Paesi.
Alcune misure innovative
L’altro dato negativo nella lotta alle zanzare è la constatazione statistica che gli insetticidi piretroidi stanno diventando progressivamente meno adeguati. Il nuovo modo di fronteggiarle punta su strumenti che le modificano biologicamente, riducendone al massimo l’attitudine a veicolare patogeni più o meno gravi. Ma la burocrazia, compresa l’autorizzazione dell’OMS, che le aziende devono affrontare prima di commercializzare un nuovo prodotto, comporta un iter di quasi dieci anni.
Inoltre, sono sempre più utilizzati i vaccini. Primo fra tutti quello contro la malaria che punta a ridurre la mortalità dei bambini (circa l’80% del totale). L’OMS ne raccomanda l’uso per i piccoli fino ai tre anni di età in tutte le regioni a rischio. Anche perché quello più recente, sviluppato da ricercatori inglesi, ha un’efficacia di due volte e mezzo superiore rispetto al precedente, che riduceva la malattia grave solo nel 30% dei casi.
La necessità di trovare rapidamente soluzioni va di pari passo con il rischio che le zone di vita delle specie di zanzare più pericolose per l’uomo si amplino con rapidità. Rapidità assimilabile alla capacità di adattarsi di questi insetti, che vivono circa sei settimane, alle misure di ogni tipo che vengono attivate contro di loro.
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