Ci sono tanti doni sotto l’albero. Ci sono tante leccornie sulle tavole, tanti messaggini sul telefono che arrivano dai destinatari più improbabili. Eppure come sarebbe bello se, come regalo, fossimo in grado di dedicare il nostro tempo a qualcuno? Riuscire ad ascoltarlo, dargli la possibilità di tornare a sentirsi importante.
Davide Ferraris avrebbe voluto farlo. Lui, un ragazzo ventenne di Prato Sesia, in provincia di Novara, ha assistito alla malattia della nonna, durata sei anni, gli ultimi quattro trascorsi nella casa di riposo «Patriarca» di Gattinara, nel Vercellese. Capiva tutto la sua amata nonnina, ma non riusciva più a parlare.
«Vedendola ammalata ho capito che perder la parola significa perdere la dignità umana. Da qui mi è nata l’idea di ascoltare i nonni, parlare con loro, fare domande sul loro passato, sulla loro vita», ha raccontato Davide durante un’intervista ad un giornale locale.
E’ così che nasce il progetto volontariato della parola. Non è richiesta alcuna competenza specifica, non c’è alcun settore di riferimento. L’unico requisito è quello di avere tempo e voglia di ascoltare chi ha tanto da raccontare, ma nessuno disposto a dedicare qualche minuto: gli anziani.
L’idea messa a punto da Davide è pensata soprattutto per i suoi coetanei: si può adottare un nonno, e a sua volta un nonno può adottare un nipote. Perché affetto chiama affetto.
Il progetto, che ha preso piede nella casa di riposo di Gattinara, mira ad allargarsi anche ad altre strutture analoghe.
Gli interessati devono seguire un breve corso, all’interno del quale si spiega loro cosa si può fare e cosa non si può fare in questo genere di luoghi. Vengono illustrate poi le tecniche di approccio, puntate soprattutto alla preparazione per entrare in un ambiente turbante, e come stabilire delle relazioni positive con gli assistiti. Il tutto verrà documentato: Davide infatti sta ora progettando un giornalino, nel quale ospitare i racconti sul passato dei nonni.
Ha solo venti anni Davide, non è un medico, non può curare le sofferenze fisiche delle malattie senili. Può però alleviare questa prigionia con la sua presenza, con un’arma potentissima: l’ascolto. Perché lui, come tanti altri ventenni, hanno un potere magico, spesso però non lo sanno.
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