Nel contesto di aumento dei costi delle pensioni e dell’assistenza sanitaria, il Rapporto Sociale Mondiale dell’Onu invoca misure concrete di protezione sociale per sostenere un mondo in rapido invecchiamento
Senza tutela degli anziani è impossibile immaginare un futuro sostenibile: è l’appello rivolto dall’Onu attraverso le pagine del Rapporto Sociale Mondiale pubblicato a New York il 12 gennaio scorso. In un mondo che invecchia, impegnato ad affrontare molteplici crisi, tra cui l’aumento del costo della vita, è imprescindibile per i Governi mettere al centro dell’agenda i diritti e il benessere degli over. Gli esperti prevedono che a guidare questa rapida crescita nei prossimi anni saranno l’Africa settentrionale, l’Asia occidentale e l’Africa subsahariana, mentre al momento sono l’Europa e l’America settentrionale a detenere la quota più alta di popolazione anziana. Un trend favorito da notevoli miglioramenti nel campo della salute e delle terapie mediche, da un maggiore accesso all’istruzione e dalla riduzione del tasso di fertilità.
Nel mondo aumenta l’età media
Il Rapporto Sociale Mondiale di quest’anno, intitolato Leaving No One Behind In An Ageing World (Non lasciare nessuno indietro in un mondo che invecchia, ndr), ribadisce che l’invecchiamento della popolazione può ormai a buon diritto essere considerato una delle tendenze globali che definiscono il nostro tempo. Secondo il Rapporto, a livello mondiale, un bambino nato nel 2021 ha di fatto un’aspettativa di vita in media di quasi 25 anni in più rispetto a un neonato del 1950. Ciò innalzerebbe l’età degli uomini a 71 anni e quella delle donne a 76. Vite più longeve e in salute creerebbero nuove opportunità di sviluppo, tuttavia non tutti beneficiano in egual misura dei miglioramenti apportati in materia di salute ed istruzione che hanno guidato fin qui l’invecchiamento della popolazione.
Non tutti gli over sono uguali
Mentre molte persone anziane godono di ottima salute o sono economicamente attive, altre vivono in povertà e malattia. Nei paesi più sviluppati i sistemi di trasferimento pubblico, ossia ogni pagamento elargito dal settore pubblico senza corrispettivo in beni e servizi, come le pensioni e l’assistenza sanitaria, forniscono oltre i due terzi del consumo degli anziani. Spesso però, soprattutto nei paesi meno sviluppati, questi ultimi sono quelli che risentono maggiormente di disuguaglianze di genere, salario, istruzione e etnia. Tendono a rimanere più a lungo nel mondo del lavoro e far maggiore affidamento sull’assistenza familiare e sui beni personali, anche perché nella maggior parte di questi paesi, la spesa pubblica non è sufficiente per coprire la crescente domanda di assistenza a lungo termine.
Un invecchiamento in salute si prepara dalla nascita
I benefici dell’invecchiamento della popolazione iniziano con il promuovere le pari opportunità fin dalla nascita. Come mostra il Rapporto, l’aspettativa di vita è fortemente influenzata, tra gli altri, da reddito, livello di istruzione, sesso, etnia e luogo di residenza. E alcuni di questi fattori, combinati insieme, provocano troppo spesso ad uno svantaggio economico iniziale creando un gap irreparabile. Infatti, senza le giuste politiche di lavoro e sociali, necessarie per prevenirli, gli svantaggi economici e le disparità sociali si rafforzano a vicenda nel corso dell’esistenza delle persone, con il risultato di esporle a profonde disparità in età avanzata, con conseguenze disastrose per se stesse, ma anche per gli stessi sistemi economici.
Ripensare il sistema pensionistico
È necessario ripensare i sistemi di protezione sociale, a partire dai regimi pensionistici. Una delle principali sfide future, infatti, è mantenere la sostenibilità economica dei sistemi pensionistici pubblici, garantendo al contempo la sicurezza del reddito per tutte le persone anziane, compresi i lavoratori con un lavoro informale ovvero quello che è stato alla base del boom economico in India e in Bangladesh, nella cui definizione rientrano tutte quelle attività svolte senza un’adeguata copertura da parte del sistema. Zone franche dove la regola è il lavoro senza diritti e dunque senza una pensione futura, né una copertura adeguata per l’assistenza sociale. Per garantire il benessere finanziario degli anziani il Rapporto suggerisce tre strade: incentivare il risparmio privato, ampliare il ricorso ad una (equa) tassazione per incentivare il gettito pensionistico, rafforzare le istituzioni del lavoro per combattere l’illegalità.
Combattere le diseguaglianze
Probabilmente nel 2050 le donne costituiranno la maggioranza della popolazione over 65 o con più di 80 anni (rispettivamente il 54 % e il 59 %). Le donne dunque sembrerebbero avere un vantaggio iniziale che tuttavia potrebbe essere compromesso. Studi recenti su paesi come il Cile, il Brasile e alcune regione subsahariane, dimostrano come all’aumento dell’aspettativa di vita femminile sia collegato anche un incremento di donne anziane affette da disabilità o infermità. Con un divario notevole rispetto al genere maschile. Un recente aumento della diseguaglianza nell’aspettativa di vita è stato registrato anche in alcuni paesi sviluppati come gli Stati Uniti, coincidendo con l’allargamento del divario tra ricchi e poveri, e con le differenze etniche della popolazione, come nel caso degli Stati Uniti.
Il ruolo della politica e l’esempio del Giappone
Gli effetti dell’invecchiamento sull’economia e sulle finanze pubbliche dipendono dalle scelte politiche. L’invecchiamento, prosegue il Rapporto, deve essere centrale nei programmi di sviluppo economico, per garantire un’ampia partecipazione della forza lavoro anziana, in termini di competenza ma anche di formazione. Molti paesi stanno già introducendo opportunità di apprendimento permanente, rafforzando e sfruttando appieno la forza lavoro intergenerazionale e introducendo età pensionabili flessibili. È l’esempio del Giappone (seguito dalla Cina): la trasformazione digitale ha aiutato le imprese a superare il gap tra assunzioni e pensionamenti. La mobilità sul posto di lavoro e la possibilità di una doppia occupazione hanno portato ad un ripensamento delle politiche pensionistiche, innalzando il livello dell’età.
Riqualificare l’assistenza
Un mondo che invecchia ha sempre più bisogno di efficaci sistemi di cura a lungo termine, insistendo maggiormente su quelli di assistenza domiciliare. A questo scopo è però centrale sostenere la figura dei caregivers, con politiche mirate, ad esempio di supporto psicologico, attraverso servizi pubblici di accompagnamento o con l’estensione dei congedi retribuiti e di accordi di lavoro flessibili. Tutti mezzi indispensabili per non lasciare l’anziano solo in casa e ridurre il ricorso a forme più costose di assistenza, come le Rsa. È inoltre necessario formalizzare il ruolo del caregiver anche in vista della creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto femminile.
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