Da più di un anno, lo scrittore Daniel H. Pink, sul sito “World Regret Survey”, raccoglie storie di rimpianti provenienti da tutto il mondo. Oltre 19.000 testimonianze da cui è nata una ricerca che dimostra quale sia il potere (positivo) dei rimpianti.
«Non, je ne regrette rien» cantava Édith Piaf nel1956. Letteralmente «No, non mi pento di nulla»: un inno all’accettazione del passato, di tutto il bene e il male. Eppure, non è raro che il passato bussi alla nostra porta presentandoci il conto. Tanto che lo scrittore americano Daniel H. Pink, autore di cinque bestseller del New York Times, ha dato vita alla World Regret Survey, un sondaggio mondiale in cui chiunque può raccontare in forma anonima i rimpianti che lo affliggono. Un progetto che negli ultimi 18 mesi ha ricevuto più di 19.000 testimonianze provenienti da 105 Paesi, portando a numerose riflessioni sul ruolo che i rimpianti giocano nella nostra vita. In primo luogo, il fatto che, trattandosi di emozioni negative, siamo propensi ad evitare tutte quelle situazioni che potrebbero portarci a vivere dei rimpianti. Eppure, contrariamente a ciò che pensiamo, gli psicologi hanno dimostrato che si tratta di sentimenti estremamente utili e che, crescendo, diventiamo sempre più bravi a gestire.
I rimpianti, infatti, sono dei meccanismi complessi che ci permettono di migliorare i processi decisionali. Ogni volta che vorremmo cambiare il corso degli eventi vissuti immaginiamo percorsi alternativi e ci alleniamo a confrontare diversi scenari, modificando il nostro modo di approcciarci alle situazioni future. Se, ad esempio, non abbiamo portato a termine una trattativa, il rimpianto potrebbe aiutarci a raggiungere accordi migliori in futuro. Così come il pentimento di essere stati troppo cauti nel prendere una decisione potrebbe spingerci a scegliere con più rapidità in un’altra situazione analoga.
Proprio questo è un esempio di uno dei quattro tipi di rimpianto che Daniel Pink ha riconosciuto tra le storie raccolte e raccontate nel libro The Power of Regret (Il potere dei rimpianti, n.d.r.). Il primo tipo è costituito dai “rimpianti fondamentali”, ovvero quelli legati a situazioni in cui non siamo stati responsabili. Li abbiamo sperimentati, ad esempio, dopo aver speso troppo, aver trascurato la nostra salute o aver dato inizio a una cattiva abitudine che ha avuto conseguenze negative sulla nostra vita. Vengono poi i “rimpianti legati all’audacia o al coraggio” e sono quelli che proviamo quando siamo troppo cauti e non cogliamo le opportunità che potrebbero cambiarci la vita. Seguono i “rimpianti morali” incentrati sui danni che abbiamo inflitto ad altre persone a causa delle nostre azioni. E in ultimo ci sono i “rimpianti legati alle relazioni” e sono quelli che proviamo quando finisce un amore, un’amicizia o si deteriora un rapporto in seguito a qualche negligenza. Quest’ultimi sono anche i più sperimentati secondo il sondaggio di Pink.
Ma se conoscere (e riconoscere) i rimpianti è importante, lo è anche saperci convivere. Secondo lo scrittore, il primo passo da compiere è la “divulgazione”, e qui possiamo provare a raccontare ciò che ci affligge a qualcuno o ad affidarlo a un diario per elaborare i sentimenti in modo più costruttivo. A questo punto si passa a una diversa valutazione di se stessi in cui è preferibile essere compassionevoli, indulgenti, piuttosto che cadere in un’autocritica tossica. Invece di addossarsi tutte le colpe, in questa fase si può tentare di identificare i fattori che potrebbero aver contribuito a prendere la decisione sbagliata. Infine, Pink consiglia di mettere in pratica una strategia nota come “auto-distanziamento” per cercare di assumere una prospettiva esterna sui problemi. Possiamo pensare, ad esempio, di ascoltare un amico con una situazione simile. Anche in questo caso, allora, vale il detto “non è mai troppo tardi”. Magari si può partire dall’accettazione proprio affidandosi in forma anonima al sito di Daniel Pink.
Storie dal mondo
Sulla pagina web di World Regret Survey sono riportate più di 19.000 storie di persone da tutto il mondo. Di seguito, alcuni dei rimpianti che gli utenti hanno deciso di condividere.
Italia. Donna, 55 anni: «Mi pento di non essere andata all’università, anche se sarebbe stato difficile. Mi pento anche di non aver chiuso una relazione quando era il momento».
Canada. Uomo, 50 anni: «Avrei dovuto comprare una casa 7 anni fa, quando ne avevo l’occasione, e avere più pazienza con gli investimenti».
Russia. Donna, 62 anni: «Mi rammarico di aver lasciato crescere mia figlia (quando era ancora piccola) con mia madre e di non aver trovato la forza per far fronte alle difficoltà della maternità e del matrimonio».
Stati Uniti. Uomo, 58 anni: «Avrei dovuto essere più gentile con le persone quando ero giovane».
Brasile. Donna, 47 anni: «Non ho viaggiato abbastanza. Non mi sono fidata del mio potenziale e ho sprecato delle buone opportunità».
Namibia. Uomo, 54 anni: «Rimpiango di aver affidato l’educazione dei miei figli a qualcun altro».
Australia. Donna, 58 anni: «Mi pento di non aver vissuto la mia vita al massimo e di aver fatto quello che i miei genitori volevano che facessi».
Cina. Uomo, 62 anni: «Ho ignorato mia moglie per anni e le ho causato dolore: alla fine ho divorziato e diviso la famiglia».
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