Quali sono le misure che interessano il terzo settore finanziate dai fondi del Pnrr? Il report di OpenPolis e Forum terzo settore analizza gli investimenti dedicati agli anziani, alle persone con disabilità e senza dimora.
Il Pnrr
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza comprende circa 191,5 miliardi di euro dedicati a investimenti in diversi settori; di questi, 122,6 miliardi rappresentano un prestito che il nostro paese deve restituire all’Ue, mentre i restanti 68,9 miliardi sono sovvenzioni. La gran parte di questi fondi sono utilizzati per interventi infrastrutturali, per la transizione ecologica, per la digitalizzazione e lo sviluppo economico e sono gestiti direttamente da soggetti istituzionali nazionali e locali. Una quota può essere attribuita anche ad altri soggetti, fra i quali quelli operanti nel terzo settore.
Il report di OpenPolis e Forum terzo settore: le misure per il terzo settore
Il Rapporto individua 58 misure di interesse per il terzo settore, per un valore complessivo di 40,3 miliardi di euro, nei settori della cultura, dello sport e dell’istruzione, ma anche del supporto ai fragili, specie non autosufficienti, che vivono nel nostro paese.
In quest’ultimo ambito, gli investimenti previsti sono di circa 1,45 miliardi, gestiti prevalentemente da singoli comuni o ambiti territoriali sociali (Ats) finalizzati all’erogazione di servizi socio-sanitari. Non si prevede solo la creazione di nuove strutture, ma anche l’erogazione di servizi che possano migliorare la qualità di vita.
I fondi divisi per Regione e per obiettivo
Il territorio al quale sono stati assegnati più fondi è la Lombardia con 200 milioni di euro, seguita da Lazio, Campania ed Emilia-Romagna.
Nello specifico sono previsti tre differenti investimenti: il primo è dedicato al sostegno alle persone vulnerabili e alla prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti, che si pone l’obiettivo di costruire nuove infrastrutture per i servizi sociali territoriali. Il secondo si concentra sui percorsi di autonomia per le persone con disabilità, nell’ottica dell’abbattimento delle barriere architettoniche nell’accesso all’alloggio e al mercato del lavoro. Prevede anche un potenziamento dei servizi di assistenza sociale personalizzati. Il terzo riguarda l’housing temporaneo ed è dedicato alle persone senza fissa dimora, per aiutarle ad accedere a sistemazioni temporanee all’interno di appartamenti per piccoli gruppi o famiglie.
I progetti per i senior
L’obiettivo dei progetti specifici per gli anziani è quello di evitare quanto più possibile la necessità di un ricovero a lungo termine all’interno di una struttura assistenziale e assicurare il massimo dell’autonomia e dell’indipendenza, non solo con la presa in carico dei servizi sociali, ma anche con sistemi di domotica, telemedicina e monitoraggio a distanza e potenziamento delle cure domiciliari.
Un investimento del valore di 307,5 milioni è finalizzato in particolare a finanziare la riconversione delle residenze sanitarie assistenziali e delle case di riposo in gruppi di appartamenti autonomi, dotati dei servizi necessari.
Una parte dell’investimento, 42 milioni di euro, è destinata invece agli operatori socio-sanitari e agli assistenti sociali in particolare, per evitare casi di burnout e sovraccarico lavorativo e psicologico.
Obiettivi raggiunti?
I progetti finanziati originariamente avrebbero dovuto essere 2.125, 925 dei quali destinati agli anziani, 700 alle persone con disabilità e 500 ai soggetti senza fissa dimora. Non tutte le Regioni però hanno raggiunto gli obiettivi, perché alcuni territori hanno avuto difficoltà nel presentare un numero sufficiente di progetti, altri non hanno caricato in tempo il progetto completo e i relativi documenti sull’apposita piattaforma.
Le Regioni in cui tutti i Comuni e gli Ats beneficiari dei fondi hanno portato a compimento l’iter sono solo 5: Abruzzo, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta, oltre alla provincia autonoma di Trento. Quelle che sono rimaste più indietro sono state la Sicilia con il 78,5% dei progetti inizialmente previsti e poi effettivamente caricati, la Lombardia con il 78,1% e il Friuli Venezia Giulia con il 75,6%.
Tra le motivazioni che portano alle rinunce ci sono la mancanza di personale e competenze adeguate, la complessità delle procedure e la necessità di assicurare tempi rapidi.
“Nonostante svariate riaperture di bandi non si è riusciti a selezionare un numero di progetti tale da esaurire tutte le risorse previste dalle misure su cui ci siamo focalizzati – ha dichiarato Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale di OpenPolis alla presentazione del Rapporto – le difficoltà che riguardano buona parte degli investimenti del Pnrr sono anche alla base della richiesta di revisione da parte del Governo. Peccato che sappiamo pochissimo della rimodulazione del piano, per poter verificare cosa sta andando avanti e se l’Italia stia perseguendo gli obiettivi.”
© Riproduzione riservata