Negli Stati Uniti è stato stimato che entro il 2020 più di un quarto dei lavoratori avrà un’età superiore ai 55 anni. Figlia del baby boom, questa generazione è attualmente più in salute di quelle passate e con un’aspettativa di vita più alta. I lavoratori che si sono ritirati prima della crisi economica del 2007 avevano un’età media di 57 anni, diversamente da chi riesce ad andare in pensione oggi a 62. Questa crescita di ultracinquantenni nel mondo del lavoro rende necessario garantire delle politiche di tutela e uguaglianza: la discriminazione basata sull’età è un fattore prevalente anche se in molti casi non viene riportata da chi la subisce.
Uno studio condotto dall’istituto di ricerca NORC dell’Università di Chicago ha rilevato che il 20% dei senior riferisce di essere stato vittima di pregiudizi o di disparità sul luogo di lavoro, ma la maggioranza non denuncia le prevaricazioni. Le mancate segnalazioni derivano dalla paura di non poter usufruire delle giuste protezioni legali, di perdere il lavoro e mettere a rischio la propria situazione finanziaria. Gli effetti di queste discriminazioni si ripercuotono sul benessere psicologico, fisico e interpersonale delle vittime portando ad alti livelli di stress.
Una situazione ancora più delicata riguarda i lavoratori della media e terza età che fanno parte della comunità LGBT (l’acronimo anglosassone che fa riferimento alla collettività Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender): non solo bersagli di discriminazioni legate all’età, ma anche esposti a una disparità di trattamenti dovuta all’orientamento sessuale e all’identità di genere. I lavoratori che fanno parte di queste collettività affrontano discriminazioni che rendono più difficile per loro trovare e mantenere un buon lavoro, guadagnarsi da vivere e provvedere a se stessi e alle proprie famiglie: spesso scelgono di mantenere la privacy sulla loro vita personale per evitare ripercussioni sulla carriera. Quando, invece, la loro vita privata è di dominio pubblico per colleghi e superiori, si trovano spesso ad affrontare un ambiente in cui vengono derisi o sono vittime di scherno e luoghi comuni. Il pregiudizio può anche comportare una valutazione falsata delle loro prestazioni in cui sono soggetti a licenziamenti ingiustificati o vengono loro negate promozioni e aumenti.
Secondo un’indagine sociologica condotta dalla casa editrice SAGE nel 2014, il 50% degli anziani LGBT single e il 36% di quelli con partner riferiscono di aver dovuto lavorare ben oltre l’età pensionabile per poter usufruire di un capitale dignitoso durante la pensione. In Italia, la lotta alla discriminazione sul lavoro si consolida nelle leggi 903/77 e 216/03. Il primo decreto vieta qualsiasi discriminazione sulla base del sesso: uomini e donne dovrebbero godere degli stessi trattamenti in materia di assunzioni, retribuzioni, mansioni e qualifiche. Con la legge del 2003, invece, il diritto all’uguaglianza lavorativa è stato esteso anche sulla base della religione, delle credenze personali, degli handicap, dell’età e dell’orientamento sessuale. Tuttavia, i piani di sensibilizzazione sull’argomento sono ancora acerbi.
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