Un aumento della temperatura delle acque italiane, con picchi negli strati più profondi del Tirreno, emerge da 25 anni di monitoraggio. Il progetto, una collaborazione tra ENEA, INGV e GNV, evidenzia la necessità di azioni per la preservazione dell’ecosistema marino.
Ventisei anni fa, il 20 settembre 1999, una sonda batitermografica a perdere veniva lanciata dalla motonave “Excelsior” della Grandi Navi Veloci (GNV), dando inizio a un monitoraggio senza precedenti della temperatura del Mar Mediterraneo.
Questa iniziativa, parte del programma SOOP (Ship Of Opportunity Programme) del Global Ocean Observing System, ha portato oggi a risultati che richiedono l’attenzione dei ricercatori: quasi cento campagne e oltre 3000 sonde lanciate lungo la rotta Genova-Palermo hanno rivelato un aumento della temperatura media superficiale di oltre 1°C negli ultimi 25 anni.
Un incremento termico non solo superficiale
Come evidenziato dalle attività di ENEA e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) nel progetto “MACMAP“, il riscaldamento interessa anche gli strati più profondi del Tirreno meridionale, estendendosi verso nord.
Tra i 100 e i 450 metri di profondità, l’aumento si attesta tra +0,4 e +0,6°C; tra i 450 e gli 800 metri, tra +0,3 e +0,5°C.
L’analisi dei dati mostra un picco di riscaldamento tra il 2013 e il 2016, superiore a 0,4 °C, seguito da un periodo di leggera diminuzione e stasi, per poi riprendere ad aumentare dal 2021 fino a raggiungere il massimo nel settembre 2023.
L’entità del fenomeno è imponente: l’aumento di temperatura delle acque del Tirreno tra i 200 e gli 800 metri di profondità, registrato tra il 2015 e il 2023, è stato così significativo da richiedere una quantità di energia enorme. Una quantità di energia paragonabile a decine di volte il consumo elettrico totale annuo dell’Italia, che mostra chiaramente l’importanza e la portata del cambiamento climatico in atto
“La serie storica dei dati di temperatura lungo la stessa rotta è cruciale per gli studi climatici, perché consente di valutarne l’evoluzione temporale – ha sottolineato il ricercatore ENEA Franco Reseghetti -. Evidenziando le possibili variazioni si riesce a capire se nel tempo c’è stato un riscaldamento o un raffreddamento lungo la colonna d’acqua nella zona monitorata”.
Il progetto MACMAP
La collaborazione tra ENEA, INGV e GNV, iniziata nell’ambito del piano europeo Mediterranean Forecasting System Pilot Project (MFSPP), è proseguita anche dopo la sua conclusione nel 2006, grazie al progetto “MACMAP”.
GNV, infatti, continua ancora oggi a fornire le sue navi per il lancio delle sonde, contribuendo in modo significativo alla raccolta dei dati. “Con questa collaborazione intendiamo dare il nostro contributo fattivo per preservare la biodiversità e l’ecosistema marino,” ha affermato la responsabile GNV Ivana Melillo. “Auspichiamo, infatti, ci sia modo di rafforzare sempre di più questo progetto portandolo anche sulle altre rotte operate dalla nostra Compagnia nel Mediterraneo”.
Le misurazioni, effettuate circa ogni 30 minuti durante le circa 20 ore di navigazione tra Genova e Palermo a 22 nodi, inizialmente raggiungevano i 450 metri di profondità, per poi estendersi fino a 800-850 metri grazie all’utilizzo di sonde più avanzate. La frequenza delle campagne è variata nel tempo, da quindicinale e mensile inizialmente, a 5-6 all’anno, fino alle 4 attuali, per studiare la variabilità stagionale.
Il futuro del Mediterraneo è incerto, ma i modelli climatici prevedono un ulteriore aumento delle temperature delle acque. La conferma di queste previsioni dipenderà dalle future misurazioni, che proseguiranno con la centesima campagna prevista per dicembre 2024. I dati raccolti negli ultimi 25 anni costituiscono una risorsa preziosa per comprendere i cambiamenti climatici in atto nel Mediterraneo e per sviluppare strategie di conservazione dell’ambiente marino. La continuità del monitoraggio è essenziale per tracciare l’evoluzione del riscaldamento delle acque e per attuare misure preventive efficaci.
© Riproduzione riservata