Come l’insonnia, anche dormire troppo può causare problemi alla salute. A dirlo è uno studio pluriennale condotto da un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis, che ha evidenziato in entrambi i casi lo sviluppo di un declino cognitivo maggiore rispetto alle persone che non superano le sette ore di sonno.
In particolare, la ricerca si è concentrata sull’analisi dell’attività cerebrale di un gruppo di persone anziane. Lo scopo era quello di capire la relazione tra sonno e disturbi cognitivi. “Il nostro studio – ha spiegato Brendan Lucey, neurologo e direttore dello Sleep Center dell’Università di Washington – suggerisce che esiste una quantità media di sonno in cui le prestazioni cognitive restano stabili nel tempo, mentre a tempi lunghi o troppo brevi di sonno possono essere associate prestazioni cognitive peggiori.”
Lo studio su sonno e disturbi cognitivi
Per distinguere eventuali decadimenti cognitivi dovuti alla mancanza o all’eccesso di sonno da quelli invece causati dalla malattia di Alzheimer, i ricercatori si sono rivolti a cento volontari con un’età media di 75 anni. Li hanno reclutati grazie agli studi dell’Alzheimer Desease Research Center della stessa università. Nel campione erano inclusi soggetti senza disturbi cognitivi (88 persone), con una lieve compromissione cognitiva (11 persone) e un solo volontario con un deterioramento cognitivo diagnosticato.
Tutti sono stati sottoposti a una serie di valutazioni cliniche e cognitive con cadenza annuale. E, inoltre, hanno fornito un campione di liquido cerebrospinale per la misurazione dei livelli di proteine legate allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Ciascuno dei partecipanti ha dormito per quattro-sei notti con un apparecchio che misurasse l’attività cerebrale durante il sonno.
Uno studio lungo quattro anni e mezzo
I volontari sono stati monitorati per quattro anni e mezzo e i dati ottenuti hanno dimostrato punteggi cognitivi inferiori per chi dormiva meno di quattro ore e mezza o più di sei ore e mezza per notte. Mentre all’interno di quell’intervallo i punteggi restavano costanti.
“Lo studio suggerisce che la chiave è la qualità del sonno e non la quantità e molti dei pazienti con demenza e altre condizioni neurogenerative riferiscono di non dormire bene”, ha affermato un altro degli autori della ricerca, il neurologo David Holtzman. “Per questo, le cure di questo tipo di patologie dovrebbero tenere in maggiore considerazione il miglioramento delle esigenze di sonno. Anche perché parliamo di un fattore potenzialmente modificabile e che varia da persona a persona. Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a cambiare le proprie abitudini, ma chi non dorme bene deve sapere che questo problema può essere trattato.”
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