Sarà presentata in Senato il prossimo 31 gennaio la quinta edizione del Rapporto sul lavoro domestico realizzato dall’Osservatorio Domina. Un universo di quasi 900 mila persone, per lo più donne, in maggioranza di origine straniera. Ma badanti e colf italiani superano il 30%.
Il lavoro domestico non è solo femminile. E non è solo straniero. Per quanto colf e badanti siano ancora in prevalenza donne di nazionalità straniera, negli ultimi anni si è registrato un aumento di lavoratori domestici uomini e italiani. È quanto emerge dal Rapporto realizzato dall’Osservatorio Domina, che giunge quest’anno alla sua quinta edizione.
I dati relativi al 2022 saranno presentati il prossimo 31 gennaio al Senato (ore 14.00 presso la Sala Stampa), ma Domina – l’Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico – fornisce già oggi delle anticipazioni, con alcuni dati specifici particolarmente interessanti.
Record di irregolari
In generale, i lavoratori domestici in Italia nel 2022 erano quasi 900 mila: il 7,9% rispetto al 2021, ovvero quasi 80 mila lavoratori domestici in meno. Per Domina, si tratta di “un calo fisiologico, dettato dalla fine degli effetti della ‘sanatoria’, la norma che ha consentito la regolarizzazione di molti lavoratori domestici stranieri e da una situazione di incrementi registrati nel biennio 2020-2021 causati da una maggiore regolarizzazione dei rapporti di lavoro durante la pandemia”.
In alcuni territori – in particolare in Campania, Basilicata e Calabria – gli effetti della sanatoria sono stati più significativi, mentre in altre zone del Paese il calo è stato meno importante. Ma sono ancora tanti, sempre troppi, gli irregolari. Il lavoro domestico – questo è uno dei dati da leggere con maggiore attenzione – continua infatti a essere uno dei settori con il tasso più elevato di irregolarità: il 51,8%, contro una media nazionale dell’11,3% per gli altri settori economici.
A livello europeo, c’è grande attesa per le annunciate riforme, tra cui l’European Care Stategy. Il rapporto prende in esame le proposte di riforma, evidenziandone obiettivi e possibili linee operative, per poi offrire una visione d’insieme a livello nazionale e regionale. Contiene anche una mappatura delle norme, dei progetti pilota e delle indennità per le famiglie presenti nelle diverse regioni.
Non solo stranieri
Un dato particolarmente interessante riguarda la nazionalità dei lavoratori domestici: la maggioranza di colf e badanti (69,5%) ha nazionalità straniera, ma sono in aumento i lavoratori domestici italiani, che nel 2022 erano il 30,5%. Un dato rilevante, soprattutto se confrontato con quelli degli ultimi 10 anni: nel 2013 i lavoratori domestici italiani erano infatti il 21,2% , per poi crescere progressivamente in modo quasi lineare, arrivando al 30,9% nel 2020. A quel punto la componente italiana ha subito un lieve calo nel 2021 (30,1%), per poi tornare ora a crescere leggermente nel 2022, con alcuni picchi al Sud e nelle isole: in Sardegna, per esempio, gli italiani rappresentano l’82,2% dei lavoratori domestici.
Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, “la componente italiana è sempre più rilevante nel lavoro domestico. Mediamente, si tratta di più del 30% dei lavoratori domestici, con picchi superiori al 50% in molte regioni del Sud. Nei prossimi anni, inoltre, l’invecchiamento della popolazione porterà sempre più famiglie ad aver bisogno di un aiuto: ecco che il lavoro domestico può rivelarsi anche un’opportunità di impiego per donne e uomini di nazionalità italiana”.
Non solo donne
Il lavoro domestico è ancora per lo più appannaggio delle donne, che rappresentano l’85% di colf e badanti. I dati Inps certificano tuttavia l’evoluzione del lavoro domestico maschile negli ultimi anni: i lavoratori domestici di genere maschile hanno toccato il picco massimo nel 2012 (18,9% del totale), per poi diminuire l’anno successivo.
Tra il 2016 e il 2019 il numero si è attestato, per poi tornare a crescere nel 2020 (12,4%), fino a raggiungere, nel 2021 e nel 2022, un’incidenza di circa il 15% sul totale. Nelle province del Sud come, per Palermo e Messina, circa il 30% dei collaboratori familiari (colf) sono uomini.
“Sebbene il lavoro domestico sia tuttora in gran parte gestito da donne, in Italia come nel resto del mondo – spiega ancora il segretario generale Gasparrini – la componente maschile è tutt’altro che marginale, soprattutto in alcune realtà territoriali. È importante quindi tenerne conto quando si affronta il tema”.
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