Come le risorse umane selezionano i lavoratori cosa è cambiato con lo smart working e quali consigli seguire per imporsi nel mercato del lavoro. Lo abbiamo chiesto a Davide Monaca di T-Key Work Experience
L’85% dei posti di lavoro nel 2030 riguarderà professioni che ancora non esistono. A sostenerlo è una ricerca dell’Institute for the Future, pubblicata recentemente. Come si affronta un cambiamento così radicale? Lo abbiamo chiesto a Davide Monaca, esperto di recruiting (reclutamento) e risorse umane, responsabile della squadra ‘Selezione’ di T-Key Work Experience. «Il lavoro di domani? Sarà legato alla tecnologia, con una particolare attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Dalla pandemia in poi c’è stata una forte accelerazione in ambito digitale e con un impatto importante della tecnologia», afferma Monaca. Ad evolversi è stato anche il ruolo dei selezionatori: «È necessario raggiungere il candidato e coinvolgerlo. Pubblicare un annuncio non basta più, bisogna creare dei contenuti, incuriosire l’aspirante lavoratore, convincerlo che l’offerta potrebbe essere interessante per lui», spiega il responsabile delle risorse umane ammettendo quanto siano diventate cruciali le tecniche di marketing. LinkedIn è ormai uno strumento imprescindibile: «Un bravo recruiter scrive contenuti, offre suggerimenti, fa consulenza, aiuta i candidati a districarsi tra le varie offerte, fa coaching nella fase di trattativa. È importante curare il marchio personale (personal branding), il marchio della propria azienda e dell’azienda cliente. I candidati sono sempre più esigenti e bisogna saperli conquistare», aggiunge Monaca. Quali sono, dunque, le competenze più richieste dal mercato? È ancora l’esperto di reclutamento a spiegare: «Per le competenze tecniche è imprescindibile una buona preparazione negli studi. È importante, inoltre, scegliere uno stage che consenta di acquisire competenze specifiche legate alla professione scelta. Fondamentale è saper lavorare con gli altri, essere empatici, e anche flessibili, considerati i continui cambi di scenario, saper ragionare e pensare in modo autonomo, essere in grado di organizzare il proprio tempo, soprattutto nell’era dello smart working, delle riunioni telematiche infinite e della sovraesposizione», spiega Monaca. «Dalla pandemia in poi è diventato fondamentale avere competenze digitali e saper usare le principali piattaforme e i software per chiamare, gestire documenti e così via». Qual è il consiglio per un giovane che vuole affacciarsi nel mondo del lavoro? Monaca risponde deciso: «Bisogna seguire le proprie passioni ed attitudini, e soprattutto ricordarsi della formazione continua».
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