In ambito finanziario sono almeno trent’anni che gli algoritmi di Intelligenza Artificiale vengono impiegati per far previsioni o simulazioni sui diversi scenari di investimento. Ora, però, la presenza sempre più massiccia in ambito lavorativo spaventa in molti.
C’è chi la teme, chi ne è affascinato e chi sente di essere davanti ad una nuova rivoluzione e non sa ancora da che parte stare. Certo è che l’Intelligenza Artificiale sta entrando sempre più in profondità nella nostra società e continuerà a farlo sempre di più, soprattutto nel mondo del lavoro.
Ma di che cosa si parla esattamente? L’AI – Artificial Intelligence – è quel processo attraverso cui le macchine e i sistemi informatici simulano i processi di intelligenza umana. Si tratta di una tecnologia che sta rivoluzionando il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina e, allo stesso tempo, le macchine tra loro.
Una novità degli ultimi anni? Non proprio
In ambito finanziario sono almeno trent’anni che gli algoritmi di AI vengono usati per far previsioni o simulazioni su diversi scenari di investimento. Oggi però, oltre a questo, abbiamo a che fare con la capacità di apprendimento automatico propria del “Large Language Models”. Questa tecnologia, partendo da una serie di input iniziali, consente agli algoritmi di sostituire alcune mansioni umane di base, come la raccolta manuale di dati e la loro sistemazione in vari settori: contabilità, programmazione, analisi dei dati.
C’è di più: l’Intelligenza Artificiale ha mostrato ottime prestazioni anche in ambito creativo, realizzando animazioni o visualizzazioni che di norma avrebbero visto l’impiego di designer e illustratori. Questo non dovrebbe spaventarci perché è possibile usarla per rendere il nostro lavoro più veloce ed efficace.
Tagliare per velocizzare
Quello che è appena partito è un anno che sta segnando una forte accelerata in questa direzione. Nei primi due mesi del 2024, infatti, ci sono stati quasi quarantamila licenziamenti, circa mille al giorno. A farne le spese i colossi tecnologici e le piccole startup, dalla Silicon Valley a Tel Aviv che stanno decidendo di ridurre i costi per puntare sull’Intelligenza Artificiale.
Cisco, PayPal, Microsoft, Amazon, Snapchat, Zoom, eBay e Google sono soltanto alcune delle aziende che stanno tagliando la propria forza lavoro. E la preoccupazione c’è, anche se forse bisognerebbe leggere i dati in un’ottica diversa. Secondo il World Economic Forum nei prossimi 10 anni l’AI farà fuori 83 milioni di posti di lavoro. Però attenzione, allo stesso tempo ne creerà di nuovi, molti di più: 97 milioni.
Potenzialità e limiti
L’Intelligenza Artificiale è certamente più veloce dell’uomo. È in grado, ad esempio, di risolvere 10 problemi matematici in un minuto, mentre il cervello umano può risolverne solo uno in cinque minuti. Però, come tutti gli strumenti nuovi, non è esente dal commettere errori. Ad esempio, se chiediamo a ChatGPT di elaborare la bibliografia di una tesi di laurea, spesso inventa nomi di studi e testi che, in realtà, non esistono.
Quindi, se da una parte questi strumenti possono essere d’aiuto nello svolgere mansioni di base, dall’altra non sono in grado di sostituire lavori altamente specifici. I lavoratori che già ne fanno uso, però, affermano che con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale riescono a produrre lavori di maggior qualità. Secondo il MIT – Massachusetts Institute of Technology – grazie all’AI, i lavoratori con meno competenze sono in grado di portare a termine il loro lavoro il 35% più rapidamente.
Insomma, in un’ottica così in velocità, non è consentito rimanere fermi. Molti analisti concordano sul fatto che, da qui e in avanti, ci saranno ancora licenziamenti e assunzioni. La prerogativa sarà una sola: i dipendenti dovranno mostrare la capacità di ripensarsi, reinventarsi e acquisire conoscenze nuove.
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