La storia è piena di donne straordinarie, i cui contributi sono stati ignorati, sottovalutati o attribuiti agli uomini
Sono molte le donne rimaste nell’ombra nonostante abbiano cambiato la scienza, la tecnologia, la politica e la società, contribuendo significativamente all’evoluzione umana.
Ada Lovelace, la prima programmatrice della storia. Nel 1843 scrisse il primo algoritmo per la macchina analitica di Charles Babbage. Il progetto non fu mai finanziato e un secolo dopo Howard Aiken sviluppò il primo computer, finanziato da Ibm, partendo dalle stesse basi. Per anni Ada fu ricordata solo come la figlia di Lord Byron.
Hedy Lamarr, l’attrice che inventò la tecnologia alla base delle reti senza fili. Nel 1943, con George Antheil, brevettò un sistema per evitare l’intercettazione dei siluri radiocomandati. La Marina Usa la ignorò, ma alcuni decenni dopo la tecnologia delle telecomunicazioni si basò proprio su quel concetto per sviluppare telefonia mobile, Wi-Fi, Bluetooth e Gps. Solo nel 1997 le fu riconosciuto il merito.
Lise Meitner, la madre della fissione nucleare. Nel 1939 scoprì le basi teoriche della fissione atomica, ma il Nobel del 1944 andò al suo collega Otto Hahn.
Rosalind Franklin, la chimica che svelò la doppia elica del Dna. Nel 1952, grazie ai raggi X, ottenne la prima immagine della struttura completa del Dna come oggi la conosciamo. Il Nobel del 1962 fu assegnato solo ai colleghi Watson, Crick e Wilkins, che utilizzarono i suoi dati senza riconoscerla.
Marie Tharp, la scienziata che mappò gli oceani. Nel 1957 creò la prima mappa del fondo oceanico, dimostrando l’esistenza delle dorsali medio-oceaniche e dando vita alla teoria della tettonica a placche. Fu esclusa dalle spedizioni scientifiche perché donna e vide il suo collega Bruce Heezen, che inizialmente rifiutò le sue deduzioni definendole sciocchezze, divenire il volto della scoperta e l’autore delle mappe oceanografiche.
Perché molte donne nella storia sono state ignorate o hanno visto il proprio lavoro attribuito agli uomini? La risposta sta nell’Effetto Matilde e nell’Effetto Matthew. Il primo descrive la tendenza storica a screditare o minimizzare i contributi delle donne nella scienza, attribuendoli ai loro colleghi uomini; il secondo è il fenomeno per cui scienziati e ricercatori già affermati ricevono maggiori riconoscimenti e premi rispetto a colleghi meno noti, anche quando i contributi sono equivalenti o superiori. Oggi è nostro dovere far conoscere il loro nome, perché nessun altro contributo femminile venga più dimenticato.
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