L’integrazione economica degli immigrati in Europa passa per il gender gap. Lo dicono i dati del sesto rapporto annuale curato dall’Osservatorio sulle Migrazioni del Centro Studi d’Agliano e dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto di Torino, pubblicato nei giorni scorsi. Il lavoro di ricerca presenta un focus sull’Italia disegnando uno spaccato economico e sociale altamente dettagliato su istruzione, occupazione e tipologia di lavoro.
In Europa Il 52% della popolazione immigrata è donna
Partiamo da un dato: le donne rappresentano più della metà della popolazione immigrata totale in Europa (52%). In Italia la loro presenza si attesta intorno al 55%. Eppure, in una società che si tinge sempre più di rosa – con un livello di istruzione femminile superiore a quello maschile – continuano ad essere gli uomini i protagonisti del mercato del lavoro, anche in termini di guadagno. Leggiamo i numeri: a livello europeo, il 31% delle donne immigrate e il 28% degli uomini immigrati hanno un’istruzione terziaria, invece il 34% delle donne immigrate e il 35% degli uomini immigrati hanno al massimo un diploma di scuola secondaria.
Il gender gap colpisce le donne immigrate: per loro probabilità di occupazione più bassa
I dati forniti dall’Osservatorio – e dal lavoro di Tommaso Frattini e Irene Solmone – registrano una minore probabilità di occupazione delle donne rispetto agli uomini. “Nonostante il migliore livello di istruzione, in buona parte dei paesi europei le donne immigrate hanno una probabilità di occupazione inferiore a quella degli uomini immigrati (-13,6 punti percentuali). Solo una piccola parte di questo svantaggio può essere spiegata dalle loro caratteristiche individuali” si legge tra le pagine della ricerca.
Solo il 2% degli uomini immigrati svolge lavori di pulizia
A dimostrare l’esistenza del gender gap ecco altri dati in ambito europeo. Basti pensare che il 24% delle donne svolge occupazioni elementari, mansioni che vedono l’impiego solo del 14% di uomini. Un esempio su tutti: il 18% di donne immigrate è impegnato in lavori di pulizia, il 2% di uomini. “Anche a causa di questo, le donne immigrate sono sovrarappresentate nella parte bassa della distribuzione del reddito e quasi la metà di loro (49%) si trova negli ultimi tre decili di reddito” emerge dalla ricerca.
Il caso Italia: le donne immigrate hanno bassi livelli di istruzione
A differenza del resto d’Europa, in Italia, solo il 17% delle donne immigrate ha un’istruzione terziaria e, tra le aree di origine, questa quota è più bassa tra le donne africane (9% contro il 23% in Europa). “Il divario nella probabilità di occupazione diminuisce da -7 a -4 punti percentuali quando si tiene conto dell’età e dell’istruzione. Il gap gender tra immigrati nella probabilità di occupazione è di 28 punti percentuali. Quindi, 10 punti percentuali più alto della media europea” è il dettaglio fornito dallo studio.
Le donne immigrate nei decili di reddito più bassi
Con un’istruzione più bassa e con minori probabilità occupazionali, le donne immigrate in Italia percepiscono meno guadagno. Il 49,5% delle donne, infatti, è nei due decili più bassi. “Solo l’1,9% è nel decile di reddito più alto rappresentando il valore più basso in Europa” emerge dalle pagine della ricerca. Infine, le donne immigrate sono occupate in particolare nei lavori elementari in Italia e in altri paesi dell’Europa meridionale. Circa un terzo delle donne immigrate in Italia, Grecia e Spagna, infatti, sono impiegate in un lavoro elementare.
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