Secondo il World Economic Forum, il mercato del lavoro sarà rivoluzionato da tecnologia, demografia e tensioni geopolitiche. Cresceranno i ruoli in IA, energie rinnovabili e assistenza, mentre spariranno 92 milioni di posizioni.
Entro il 2030, il mercato del lavoro globale subirà una trasformazione radicale, con la creazione di 170 milioni di nuovi posti di lavoro e la scomparsa di 92 milioni di ruoli esistenti, portando a un aumento netto di 78 milioni di professioni.
È quanto emerge dal Rapporto sul Futuro del Lavoro 2025 del World Economic Forum (WEF), basato su dati raccolti da oltre 1.000 aziende in tutto il mondo. Progressi tecnologici, cambiamenti demografici, tensioni geopolitiche e pressioni economiche sono i fattori chiave che ridisegneranno il panorama occupazionale nei prossimi anni.
Le professioni in crescita e quelle in declino
Tra i settori che vedranno una maggiore espansione ci sono l’intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, l’ingegneria ambientale e i servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Le professioni più richieste includeranno informatici, operai edili, lavoratori agricoli, infermieri, baristi e docenti universitari. Al contrario, ruoli come cassieri, commessi, guardie giurate, segretari e grafici saranno sempre meno richiesti, a causa dell’automazione e dei cambiamenti tecnologici.
Il commento
“L’IA generativa e i rapidi cambiamenti tecnologici stanno stravolgendo i settori e i mercati del lavoro, creando sia opportunità senza precedenti che rischi profondi – ha dichiarato Till Leopold, responsabile del settore Lavoro, salari e creazione di posti di lavoro del WEF -. È giunto il momento per le imprese e i governi di lavorare insieme, investire nelle competenze e costruire una forza lavoro globale equa e resiliente”.
La sfida delle competenze
Uno dei principali ostacoli alla trasformazione del mercato del lavoro è la carenza di competenze. Secondo il rapporto, il 63% dei datori di lavoro la considera il problema più significativo da affrontare. Entro il 2030, il 40% delle competenze richieste cambierà, e il 59% dei lavoratori globali avrà bisogno di riqualificazione o aggiornamento. Di questi, 11 su 100 rischiano di non ricevere la formazione necessaria, mettendo a rischio oltre 120 milioni di posti di lavoro.
Le competenze tecnologiche, come quelle in IA, big data e cybersecurity, saranno tra le più richieste, ma non saranno sufficienti. Le cosiddette “soft skill”, come il pensiero creativo, la resilienza, la flessibilità e la capacità di collaborazione, rimarranno fondamentali. “Una combinazione di competenze tecnologiche e umane sarà sempre più cruciale in un mercato del lavoro in rapida evoluzione”, si legge nel rapporto.
Automazione e trasformazione aziendale
L’automazione avrà un impatto significativo sul mercato del lavoro. Il 41% delle aziende prevede di ridurre la forza lavoro a causa dell’automazione di alcune attività, mentre il 77% intende investire nella formazione dei dipendenti per adattarsi ai nuovi ruoli. Quasi la metà dei datori di lavoro prevede di trasferire il personale da posizioni a rischio verso altri settori aziendali, un’opportunità per ridurre il costo umano della trasformazione tecnologica.
L’aumento del costo della vita e le pressioni inflazionistiche rappresentano un’ulteriore sfida. Nonostante un rallentamento dell’inflazione globale, si prevede che le tensioni economiche porteranno alla perdita di 6 milioni di posti di lavoro entro il 2030.
Demografia e tensioni geopolitiche
I cambiamenti demografici stanno ridisegnando i mercati del lavoro. Nei paesi ad alto reddito, l’invecchiamento della popolazione spinge la domanda di ruoli nel settore sanitario, mentre nelle regioni a basso reddito l’espansione della popolazione in età lavorativa alimenta la crescita delle professioni educative.
Le tensioni geopolitiche, invece, sono una preoccupazione per il 34% delle aziende. Restrizioni commerciali e cambiamenti nelle politiche industriali stanno spingendo molte imprese a rivedere le proprie strategie, con un aumento della domanda di competenze come la cybersecurity.
Chiamata all’azione
Il rapporto sottolinea l’urgenza di un’azione collettiva da parte di governi, imprese e istituzioni educative per affrontare il futuro: “Bisogna dare priorità a strategie e transizioni della forza lavoro eque e inclusive, e sostenendo i lavoratori in queste trasformazioni, le parti interessate possono costruire una forza lavoro globale resiliente e adattabile, pronta a prosperare nei lavori di domani”, conclude il WEF.
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