Il lavoro di riforma è soltanto iniziato. Il governo dovrà infatti adottare diversi decreti legislativi per dare attuazione ai contenuti della legge delega, in un lasso di tempo che va da 12 a 24 mesi dall’entrata in vigore. Utilizzando principalmente le risorse che avanzeranno dal finanziamento dell’assegno unico universale.
Dopo quasi 4 anni dalla presentazione della prima proposta di legge in materia, lo scorso 6 aprile il Senato ha dato il via libera definitivo al “Family Act”. La legge delega il governo ad una riforma complessiva delle norme di sostegno e valorizzazione della famiglia. Il lavoro di riforma è però solo agli inizi. La legge è infatti un contenitore di principi e iniziative cui il governo dovrà dare attuazione concreta con altri provvedimenti. Si tratta comunque del “primo progetto organico di riforma delle politiche per la famiglia” in Italia, come si sottolinea nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di cui il Family Act è parte integrante. Una riorganizzazione, dunque, di portata storica; anche perché è la risposta del governo al problema del persistente ed intenso calo della natalità nel nostro Paese.
Alla ricerca della parità
La legge delega impegna il governo ad intervenire in cinque, distinti ambiti: educazione, congedi, lavoro femminile, autonomia dei giovani, responsabilità familiari. Gli interventi dovranno ispirarsi a principi fondamentali ed univoci, ispirati dal traguardo della parità. Innanzitutto economica, per cui le misure dovranno considerare l’indicatore ISEE e il numero dei figli a carico. Poi, di genere: questo implica l’impegno per favorire il lavoro femminile e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro con un’equa distribuzione dei compiti di cura fra i genitori.
Ancora, per garantire pari opportunità di crescita vanno valorizzati l’educazione e l’apprendimento dei figli, anche attraverso contributi economici ed agevolazioni fiscali. I servizi offerti alle famiglie, anche mediante gli enti del Terzo Settore, devono essere di facile individuazione e accesso per tutti, così come bisogna prestare una particolare attenzione alle persone con disabilità.
La legge delega si pone infine l’obiettivo di controllare e verificare l’impatto della riorganizzazione delle misure per la famiglia attraverso l’organismo aperto alla partecipazione delle associazioni familiari maggiormente rappresentative istituito ai sensi della legge sull’assegno unico universale (legge n. 46 del 1° aprile 2021).
L’educazione dei figli
Veniamo ora alle nuove misure che il governo dovrà adottare nei prossimi mesi. Entro un anno, l’esecutivo dovrà approvare uno o più decreti legislativi per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno all’educazione dei figli. Questo – spiega l’articolo 2 della legge delega – per garantire su tutto il territorio nazionale la parità di accesso ai servizi socio-educativi per l’infanzia e per l’adolescenza; contrastare la povertà educativa minorile, in particolar modo nelle zone ad alto rischio come le periferie e le aree interne del Paese. Per l’educazione dei figli saranno previsti contributi economici “anche per l’intero ammontare” del costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi e delle scuole per l’infanzia. Ma anche appositi servizi di supporto domiciliare, anche individuale, per le famiglie con figli di età inferiore a sei anni. Una tutela particolare è riservata alle famiglie con bambini e ragazzi disabili o con disturbi fisici e psichici.
Spazio poi al contributo per spese relative a viaggi di istruzione, sport, corsi di lingua straniera, di arte, di teatro e di musica; acquisto di libri, in particolare quelli scolastici per le famiglie meno abbienti; studio e materiale didattico; ingresso a rappresentazioni teatrali e cinematografiche, spettacoli e luoghi della cultura. La disposizione prevede che i benefici fiscali possano essere usufruiti dalle famiglie anche attraverso misure di welfare aziendale messe a punto dai datori di lavoro.
I congedi parentali, di paternità e di maternità dei genitori che lavorano
È invece fissato a due anni dall’entrata in vigore del Family Act il termine entro cui il governo dovrà provvedere all’estensione, il riordino e l’armonizzazione della disciplina relativa ai congedi parentali e di paternità (art.3). Un passo in questa direzione è stato già compiuto con il via libera al decreto legislativo che dà attuazione alla direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio.
La legge delega dispone a sua volta che i genitori lavoratori possano usufruire in modo flessibile dei congedi parentali fino al compimento di un’età del figlio in ogni caso non superiore a quattordici anni; tenendo conto delle esigenze particolari dei genitori soli ed estendendo la possibilità di assentarsi dal lavoro ai genitori lavoratori autonomi o liberi professionisti.
Inoltre, si prevede di mettere a disposizione permessi per i colloqui con gli insegnanti e per la partecipazione attiva al percorso di crescita dei figli. I coniugi, conviventi e parenti entro il secondo grado della donna in gravidanza potranno poi avere permessi per assisterla durante le prestazioni specialistiche.
Fra i criteri per riformare la disciplina dei congedi, l’estensione del congedo obbligatorio del padre lavoratore e la sua concessione indipendentemente dallo stato civile o di famiglia, dall’anzianità lavorativa e di servizio, ma prevedendo un ragionevole periodo di preavviso al datore di lavoro. A cui si aggiunge l’aumento dell’indennità obbligatoria per il congedo di maternità.
Il lavoro femminile e l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro
Rimodulare gradualmente la retribuzione percepita dal lavoratore nei giorni di assenza dal lavoro in caso di malattia dei figli. Incentivare i datori di lavoro a prevedere forme di lavoro agile e a sostenere misure di conciliazione tra vita professionale e privata.
Ancora, agevolare attività di supporto alle famiglie in ambito domestico e di cura e assistenza alla persona; ma anche le imprese per le sostituzioni di maternità, il rientro delle donne al lavoro e le attività di formazione delle lavoratrici. Incentivare l’imprenditoria e il lavoro femminile, in particolare al Sud Italia, e favorire l’emersione del lavoro sommerso in ambito domestico. Sono gli interventi previsti dalla legge delega per incentivare il lavoro femminile; la condivisione della cura; l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro. Da adottare entro 2 anni (art.4).
La formazione e l’autonomia finanziaria dei giovani
Sempre entro due anni dalla data di entrata in vigore della legge delega, il governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi con cui prevedere detrazioni fiscali per sostenere le spese delle famiglie finalizzate a favorire l’autonomia, anche abitativa, dei figli maggiorenni (art.5). Fra queste spese, quelle per il contratto di locazione di abitazioni per i figli maggiorenni iscritti a corsi universitari, con particolare riferimento agli studenti fuori sede; per la locazione dell’immobile adibito ad abitazione principale o per l’acquisto della prima casa in favore delle giovani coppie o dei nuclei monoparentali under 35. Le famiglie under 35 dovranno avere un sostegno anche nell’accesso alla cultura; mentre i giovani under 18 avranno benefici economici per la formazione per le nuove professioni legate all’innovazione, alla digitalizzazione e all’auto-imprenditoria.
Le responsabilità familiari
Insieme alle misure relative all’educazione dei figli, prioritario per il governo sarà adottare, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più provvedimenti operativi per favorire la conoscenza sui diritti e sui doveri dei genitori. Inoltre, nell’ambito delle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si sosterrà la diffusione di centri e di servizi di supporto alla vita familiare; da integrare con le competenze dei consultori familiari in materia (art.6).
Come saranno finanziati questi interventi?
La legge delega, all’articolo 8, richiama innanzitutto “eventuali risorse residue” stanziate per l’assegno unico universale dalla Legge di Bilancio 2020 (articolo 1, comma 339, della legge 27 dicembre 2019, n. 160). Si tratta della dotazione del “Fondo assegno universale e servizi alla famiglia”. E’ pari a 1.044 milioni di euro per il 2021 e a 1.244 milioni di euro annui a decorrere dal 2022.
Ci sono poi le risorse previste dalla legge sull’assegno unico universale, anche queste però in base all’ “esito degli utilizzi” per l’introduzione della nuova misura. Queste risorse sono quelle derivate dal graduale superamento o dalla soppressione di: assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori; assegno di natalità; premio alla nascita; fondo di sostegno alla natalità; detrazioni fiscali per i figli di età pari o superiore a 21 anni e per le famiglie con almeno 4 figli a carico. La legge fa infine riferimento ad ulteriori somme derivanti dalla modificazione o dall’abolizione delle detrazioni dei contratti di locazione stipulati da studenti universitari fuori sede; del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido e altri servizi per l’infanzia.
Nel caso in cui le spese non vengano coperte da queste risorse, la legge delega precisa che i decreti legislativi saranno adottati “solo successivamente o contestualmente all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie”.
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