Quella del FAI è una storia di passione civica che ha cambiato il volto della conservazione del patrimonio italiano
Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) celebra quest’anno i suoi primi 50 anni. La sua storia inizia, infatti, nel 1975 quando Giulia Maria Crespi, insieme a un gruppo di intellettuali, tra cui Alberto Predieri e Franco Russoli, decise di fondare un’organizzazione ispirata al National Trust britannico. L’obiettivo era ambizioso: creare in Italia un ente privato che si occupasse di salvaguardare il patrimonio culturale e naturalistico del Paese con il sostegno diretto dei cittadini. La nascita dell’organizzazione avvenne in un momento storico particolarmente delicato per il patrimonio italiano, minacciato dall’urbanizzazione selvaggia, dall’abbandono delle campagne e da una generale disattenzione verso i beni culturali. In questo contesto, il FAI si pose fin dall’inizio come sentinella e custode di bellezze a rischio.
I primi passi: dal monastero di Torba al castello di Avio
Il primo importante intervento del FAI arrivò nel 1977 con l’acquisizione del Monastero di Torba, un complesso longobardo in provincia di Varese che rischiava di cadere nell’oblio. Questo primo “salvataggio” segnò l’inizio di una lunga serie di interventi che avrebbero cambiato il destino di decine di luoghi straordinari. Negli anni successivi, il FAI acquisì altre proprietà di grande valore storico e paesaggistico. Tra queste il Castello di Avio in Trentino, Villa del Balbianello sul Lago di Como, il Castello della Manta in Piemonte. Luoghi simbolici, ricchi di storia, visitati oggi da migliaia di persone. Ogni intervento, infatti, non era soltanto un’operazione di conservazione, ma anche un modo per restituire alla collettività luoghi di straordinaria importanza culturale.
La crescita e il consolidamento
Dagli anni ’90, il FAI ha conosciuto una fase di crescita. Sotto la guida di presidenti come Giulia Maria Crespi e successivamente di Andrea Carandini e Marco Magnifico, l’organizzazione ha ampliato la sua sfera d’azione. Si è infatti scelto di estendere l’attività dalla semplice conservazione dei luoghi alla loro valorizzazione e all’’educazione’ stessa dei cittadini. Di questo periodo è l’acquisizione di alcuni dei beni più emblematici tra quelli salvati. Come il Parco Villa Gregoriana a Tivoli, i Giardini di Ninfa nel Lazio, il Bosco di San Francesco ad Assisi e Casa Noha a Matera. Con l’aumento delle proprietà gestite è cresciuta anche la consapevolezza dell’importanza di una gestione sostenibile del patrimonio, che coniugasse tutela e fruizione.
Le Giornate FAI: un fenomeno di massa
Un capitolo fondamentale nella storia del FAI è rappresentato dalle Giornate FAI di Primavera, iniziativa nata nel 1993 che ha letteralmente rivoluzionato il modo di avvicinare il pubblico al patrimonio culturale. Durante questi eventi, migliaia di luoghi normalmente inaccessibili aprono le porte ai visitatori, permettendo di scoprire tesori nascosti e spesso dimenticati. Dalle prime edizioni con poche decine di luoghi aperti, le Giornate FAI sono diventate un evento di portata nazionale che coinvolge ogni anno oltre 700 luoghi in tutta Italia e centinaia di migliaia di visitatori. A queste si sono aggiunte nel tempo le Giornate FAI d’Autunno e altre iniziative speciali che hanno consolidato il ruolo del FAI come promotore di un turismo culturale consapevole.
FAI: tre tesori riscoperti per il cinquantenario
Il 2025 del cinquantenario FAI vedrà l’inaugurazione di cinque beni restaurati, tra cui spiccano tre storie particolari. Ad aprile riapre Case Lovara (nel parco delle Cinque Terre), con le sue “eroiche coltivazioni”. A maggio sarà la volta di Villa Rezzola (Lerici), dimora che vide la diserzione del capitano tedesco Jacobs a favore dei partigiani. Infine, a settembre, sarà la volta dell’alpeggio Fontana Secca sul Monte Grappa, dove si tenta di salvare la “vacca Burlina”, osteggiata da Mussolini perchè improduttiva.
L’impegno educativo e sociale
Uno degli aspetti più significativi dell’evoluzione del FAI è stato il crescente impegno sul fronte educativo. Attraverso progetti come “Apprendisti Ciceroni“, ha coinvolto migliaia di studenti nella scoperta e nella valorizzazione del patrimonio locale, formando nuove generazioni di cittadini consapevoli del valore dei beni comuni. Al tempo stesso, il FAI ha sviluppato una forte attenzione verso temi sociali, promuovendo l’accessibilità dei beni culturali per tutte le categorie di pubblico. Sviluppando anche programmi specifici per l’inclusione delle persone con disabilità o appartenenti a fasce svantaggiate della popolazione.
Il FAI: Un modello di partecipazione civica
Il FAI con oltre 200.000 iscritti, rappresenta un esempio di come la società civile possa organizzarsi per tutelare il bene comune. Questa capacità di mobilitare risorse e competenze ha permesso al FAI di diventare un interlocutore per le istituzioni pubbliche, con le quali ha sviluppato nel tempo numerose collaborazioni e progetti condivisi. Tra questi ‘Luoghi del cuore’ che invita i cittadini a segnalare luoghi del patrimonio culturale italiano che considerano importanti e che vorrebbero vedere tutelati. Una partnership che ha permesso il restauro del Castello di Sammezzano in Toscana e il recupero dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate in Puglia.
(immagine in apertura: castello di Ala Avio, donato al FAI nel 1977)
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