Si chiama “Casa Insieme” ed è stata appena inaugurata dalla cooperativa sociale Spes contra Spem. Qui si sono trasferite tre persone adulte con gravi disabilità, che non possono più vivere con la propria famiglia.
“Cosa accadrà a mio figlio quando io non ci sarò più? Dove vivrà? Chi si prenderà cura di lui? Chi lo proteggerà?”: sono domande che ogni genitore si pone, ma che tolgono il sonno ai genitori delle persone con disabilità. “Casa Insieme” è nata per dare una risposta concreta a quest’angosciosa domanda: è stata inaugurata pochi giorni fa dalla cooperativa sociale Spes contra Spem, che nel Lazio progetta e realizza servizi per giovani, minori a rischio e persone con disabilità. Si trova nel quartiere di Montesacro ed è la prima di quattro villette, che la cooperativa ha ereditato dal papà di una persona con disabilità. “Contiamo di inaugurare anche le altre tre entro la prossima estate”, ci spiega Luigi Vittorio Berliri, presidente della cooperativa.
Aspettando che la legge sul Dopo di noi venga migliorata
L’obiettivo è assicurare una casa e una famiglia alle persone con disabilità che non possono più contare sul sostegno dei propri genitori: o meglio, prepararle ad affrontare quel momento, aiutandole a vivere per conto proprio, ma naturalmente non da sole. Per questo “Casa Insieme” è più che un nome: è l’unica risposta possibile alla solitudine, all’isolamento e soprattutto all’istituzionalizzazione, che spesso sono il destino di chi, con una disabilità, resta senza famiglia. “È il primo progetto di Spes contra Spem che nasce nell’ambito della legge sul Dopo di noi (n. 112/2016, ndr) – ci spiega Berliri -. Una legge che va assolutamente migliorata: nel frattempo, però, dobbiamo fare quel che si può per dare risposte a questa urgenza”.
A Casa Insieme sono andate a vivere, per ora, tre persone adulte – Laura, Gianluca e Federica – tutte con situazioni familiari molto complicate: chi non ha più i genitori, chi li ha molto anziani, o troppo affaticati per potersi occupare di un figlio con disabilità.
Li presenta così Veronica Velasco, una delle operatrici che lavorano all’interno di Casa Insieme: “Gianluca ha 50 anni, non vede e sente poco, ma vuole sempre essere informato di tutto. Ha un incredibile senso dell’orientamento e una grandissima memoria. Federica ha quasi 53 anni, è imprevedibile, adora disegnare e cantare a squarciagola le canzoni di Raffaella Carrà e Adriano Celentano, è sempre di buon umore e durante la giornata, quando c’è bisogno, tira fuori il suo ‘Daje!’. Laura ha quasi 50 anni e ha la sindrome di Rett. Si fa capire con il linguaggio non verbale, batte i piedi se si vuole alzare, spalanca gli occhi quando ascolta e adora i cartoni animati”.
Casa Insieme è una vera e propria casa: si esce, si entra, si invitano i familiari e gli amici. Un progetto come questo impone una continua e complicata interazione con gli operatori domiciliari, con gli assistenti familiari, con le famiglie stesse: un lavoro di sinergia complicato e sfidante.
Le (poche) risorse per il Dopo di noi
Casa Insieme ha aperto i battenti l’autunno scorso, per consentire un avvicinamento graduale, prima per un paio di giorni, poi per periodi più lunghi. Ora, queste persone vivono qui stabilmente, supportati da almeno un operatore e dagli assistenti domiciliari. Durante il giorno, svolgono ciascuno le proprie attività in casa e fuori. E così, giorno dopo giorno, conquistano e sperimentano la propria autonomia
Le risorse per il Dopo di noi sono previste dalla legge del 2016, che ha istituito il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare. Vengono ripartite ogni anno dal Ministero alle Regioni con apposito decreto. Nel 2023, sono stati stanziati poco più di 76 milioni di euro: “Per il Lazio, sono circa 8 milioni – precisa Berliri -. Pochissimo, rispetto a quanto servirebbe. Intanto, facciamo tutto il possibile per dare futuro e certezza a questo progetto”, conclude Berliri. Un progetto che assicura a queste persone una vita dignitosa e di qualità, come solo una casa e un ambiente familiare possono fare.
© Riproduzione riservata