Secondo i dati presentati nell’ambito del convegno “il digitale per una cultura inclusiva”, in Italia aumentano i visitatori dei musei e gli spettatori di teatro e superano i livelli pre-pandemia.
Gli ultimi dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura della School of Management del Politecnico di Milano dimostrano che le entrate a musei, aree archeologiche e monumenti sono cresciute del 27%, quelle ai teatri del 5%.
Il digitale per una cultura inclusiva
Sicuramente in questa crescita ha pesato l’innovazione digitale per l’accessibilità, perché nonostante il 44% dei musei e il 31% dei teatri italiani presentino ancora barriere architettoniche, c’è stato un impegno crescente volto all’inclusività. Il 56% dei musei si è concentrato sugli aspetti linguistici, e altrettanti teatri stanno cercando di rendere la propria offerta più economicamente sostenibile. Inoltre grazie alla tecnologia degli smart glass è oggi possibile anche per le persone sorde o di altre lingue fruire di uno spettacolo.
Il 54% dei musei ha investito anche in servizi di supporto alla visita e di catalogazione delle proprie collezioni, anche se il 68% delle istituzioni culturali non ha ancora una chiara strategia di digitalizzazione.
Biglietterie online
La biglietteria online, potenziata durante il periodo della pandemia, resta ancora poco valorizzata e solo l’1% delle vendite dei musei deriva da intermediari come le Online travel agency e il 6% da siti concessionari. Per i teatri le vendite dei ticket online arrivano al 2%me al 20% per i siti concessionari. Eppure i dati che vengono raccolti grazie alla biglietteria online sono utilizzati dai teatri per migliorarne la gestione o rivedere il palinsesto, quindi possono rivelarsi particolarmente utili.
L’uso dell’Intelligenza artificiale per una cultura inclusiva
Anche l’Intelligenza artificiale si sta ritagliando uno spazio sempre più importante nel settore della cultura. Il 14% dei musei, monumenti e aree archeologiche la utilizza per creare contenuti per le proprie newsletter e per i social. Alcuni musei si stanno anche dotando di chatbot per l’interazione diretta con i visitatori, e di altre tecnologie a supporto delle attività di restauro. Il 29% dei musei offre invece esperienze di realtà aumentata, virtuale e mista, che permettono di generare un coinvolgimento e una comprensione dei contenuti maggiore.
Gli esempi in USA e UK
All’estero, il complesso museale Smithsonian di Washington utilizza sensori e algoritmi di machine learning per prevedere i guasti delle attrezzature e ridurre i tempi e i costi di manutenzione. La Tate Gallery di Londra ha avviato “Recognition”, un progetto che abbina opere d’arte a fotografie giornalistiche e “Art selfie” di Google Arts&Culture, che usa il riconoscimento facciale per abbinare i selfie degli utenti a ritratti nelle collezioni museali.
Insomma le prospettive dell’AI nel mondo della fruizione culturale sono vastissime, ma presentano anche nuove sfide di gestione, dal mantenimento della democratizzazione e dell’accessibilità dell’arte al rischio di aumentare il divario fra istituzioni in grado di permettersele in termini di risorse.
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