É una storia che già sappiamo: l’Italia sta affrontando un significativo declino demografico, ma questo fenomeno si manifesta in modo più accentuato nelle aree interne rispetto ai grandi centri urbani. Secondo i dati forniti dall’Istat, il calo della popolazione residente nel paese dal 2014 a oggi è stato del 2,2%, dopo un periodo di crescita che aveva visto un incremento del 5,9% dal 2002 al 2014.
Declino demografico, differenze tra aree interne e grandi città
La nuova mappatura relativa al ciclo di programmazione 2021-2027 della Strategia Nazionale delle Aree Interne (Snai) evidenzia come il declino demografico colpisca in modo diverso le diverse aree del paese. Mentre le grandi città brillano di luci e opportunità, le aree interne dell’Italia, il cuore antico della nazione, sono lentamente abbandonate al loro destino.
Dal 2014 al 2024, la popolazione delle aree interne è diminuita del 5%, passando da 14 milioni a circa 13,3 milioni di abitanti. Al contrario, i grandi centri urbani hanno registrato una flessione più contenuta dell’1,4%, scendendo da 46,3 milioni a 45,7 milioni. Le aree interne, che comprendono oltre 4.000 comuni e rappresentano il 48,5% del totale, sono caratterizzate da fragilità demografica. Qui, fenomeni come l’invecchiamento della popolazione e l’emigrazione giovanile si manifestano in modo più intenso rispetto al resto del paese.
La struttura demografica delle aree interne
Al 1° gennaio 2024, circa un quarto della popolazione italiana risiede nelle aree interne. Di questi, 8 milioni vivono in comuni intermedi, 4,6 milioni in comuni periferici e 700.000 in comuni ultraperiferici, che sono i più svantaggiati in termini di accessibilità ai servizi. Un aspetto legati al significativo deflusso di popolazione da queste aree verso i centri urbani o all’estero, contribuendo ulteriormente al loro spopolamento.
La migrazione dei giovani laureati
Un fenomeno allarmante riguarda i giovani laureati, che sempre più spesso lasciano le loro terre d’origine per cercare opportunità migliori nei grandi centri. Nell’arco di vent’anni, tra il 2002 e il 2022, quasi 330.000 giovani laureati di età compresa tra 25 e 39 anni si sono trasferiti dalle aree interne ai centri urbani, mentre solo 45.000 hanno cercato fortuna all’estero. Anche se alcuni di loro potrebbero tornare, la perdita di capitale umano è significativa, toccando un saldo negativo di 160.000 giovani laureati che lasciano le aree interne.
Le sfide future
La situazione demografica nelle aree interne è destinata a rimanere critica se non si intraprenderanno azioni efficaci. Le sfide sono grandi, ma non insormontabili. La scarsità di servizi e opportunità lavorative, unita all’invecchiamento della popolazione, rende queste aree sempre più vulnerabili. È fondamentale sviluppare politiche pubbliche mirate a invertire questa tendenza, migliorando l’accesso ai servizi essenziali e incentivando il rientro dei giovani. La chiave per il futuro, infatti, delle aree interne risiede nella capacità di attrarre e trattenere talenti, creando un ambiente favorevole per le nuove generazioni. Solo così si potrà garantire un futuro sostenibile e prospero per questi territori, che rappresentano una parte importante del patrimonio culturale e sociale dell’Italia.
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