Lo scorso 29 settembre, Giornata Mondiale del Cuore, è partita la campagna Il cuore non può aspettare. Lo scopo è molto semplice: sensibilizzare la popolazione sull’urgenza e la continuità terapeutica nello scompenso cardiaco.
I numeri in Italia e nel Mondo
Lo scompenso cardiaco è infatti una malattia “subdola”. Progredisce lentamente anche in assenza di sintomi. I numeri parlano di oltre 20 milioni di casi nel Mondo. Ogni anno in Europa la patologia viene diagnosticata a più di 3.5 milioni di persone: oltre 400 casi ogni ora o 7 ogni 60 secondi. In Italia, la patologia colpisce circa 1 milione di persone e porta a 190.000 ospedalizzazioni in un anno. Dunque è necessario mantenere sempre alta la guardia, anche in presenza di una grave crisi sanitaria, come quella causata dalla pandemia.
Gli effetti del lockdown
Al contrario – durante il lockdown – abbiamo assistito ad una diminuzione delle visite cardiologiche (fino a 3 milioni di visite in meno rispetto ai 18 milioni previsti). Si sono drasticamente ridotti i ricoveri per scompenso cardiaco, anomalie del ritmo cardiaco e disfunzione di pacemaker e defibrillatori. A ciò si aggiunge un calo delle visite ambulatoriali e una riduzione pari al 50% di ricoveri per emergenze cardiovascolari.
Molti pazienti, dunque, non sono stati adeguatamente seguiti. In tanti hanno preferito rimanere a casa anche con situazioni da ricovero. Un dato, quello delle visite mancate, ancora più grave se si considera che le patologie cardiovascolari hanno bisogno di un monitoraggio continuo.
Un pericoloso ritardo
Secondo Ciro Indolfi, presidente nazionale della Società Italiana di Cardiologia, la situazione è da ascrivere a due fattori. Da un lato alla paura stessa del virus, dall’altro ad una concentrazione di tutti gli sforzi degli operatori sull’emergenza Covid-19. Come lo stesso Indolfi ha sottolineato nella conferenza stampa di presentazione, questo porterà a ripercussioni importanti sulla sanità: «Ad esempio, le persone che hanno avuto un infarto del miocardio e non si sono fatte curare soffriranno probabilmente di scompenso cardiaco. Nel corso della vita una persona su cinque è a rischio di sviluppare questa patologia che, attualmente, è la causa più comune di ricoveri in ospedale imprevisti per gli over 65. Nonché il principale motivo di riammissioni non pianificate».
Il valore della interdisciplinarietà
Nel corso della stessa conferenza è emersa l’importanza di un approccio multidisciplinare. Lo scompenso cardiaco, infatti, è una malattia sistemica, complessa e articolata. Parte dal muscolo cardiaco, ma interessa molti organi e apparati, come reni e polmoni. Spesso è associata a malattie croniche come il diabete o l’ipertensione arteriosa, comportando situazioni di comorbidità. Come sottolinea Dario Manfellotto, presidente nazionale FADOI – la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti –, la terapia deve essere frutto di un lavoro interdisciplinare tra i vari specialisti. Un risultato da raggiungere anche grazie alla telemedicina. Una tecnica, del resto, già sperimentata con successo in questi mesi anche su pazienti fragili, come quelli con scompenso cardiaco affetti da Covid.
Saper riconoscere i sintomi in tempo
Fondamentale è saper riconoscere i segni iniziali della malattia. Spesso, fa notare Manfellotto, il paziente si accorge dei sintomi in ritardo. In questo modo diventa più difficile riportarlo ad una situazione di normalità. A volte si tratta di riconoscere piccole criticità, come un leggero affanno ad alzarsi dal letto o salire le scale. O un aumento di peso accompagnato da un gonfiore degli arti inferiori. Quando attività quotidiane semplici diventano un problema, avverte lo studioso, è il momento di chiamare il nostro medico.
L’importanza dell’aderenza alle terapie e ai trattamenti
Lo scompenso cardiaco si può arginare con l’aderenza alle terapie. Assumere con costanza il farmaco giusto, può evitare che un iperteso, per esempio, inizi a soffrire di scompenso cardiaco. Del resto la terapia farmacologica rappresenta l’arma principale per rallentare l’evoluzione della malattia, ridurre i ricoveri e migliorare la qualità di vita. Al trattamento terapeutico va associato un corretto stile di vita: smettere di fumare, praticare un moderato movimento fisico (dietro controllo medico) e limitare lo stress. Parlando di cuore, va da sé che si debba seguire una alimentazione povera di grassi e di sale.
Informare per aiutare
Per un’informazione capillare, “Il cuore non può aspettare” coinvolge clinici e farmacie. La campagna è attiva in tutta Italia attraverso la distribuzione di materiali informativo negli studi dei medici, in 60 ospedali e in 1.200 farmacie. Proseguirà poi sulla pagina Facebook di “Ascolta il Tuo Battito”, l’iniziativa mondiale per aiutare le persone affette da scompenso a mantenere una buona qualità di vita.
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