Fra il 60% e l’85% dei cittadini europei e americani beve almeno un caffè al giorno; ma secondo un nuovo studio il consumo di questa bevanda potrebbe avere un’origine genetica
I ricercatori della Schulich School of medicine & dentistry della Western University in Ontario e dell’Università della California a San Diego hanno esaminato migliaia di dati genetici e sul consumo di caffè, per capire se ci fosse un collegamento. I dati selezionati provengono dalla biobanca britannica e dall’azienda statunitense 23andMe (specializzata in test genetici per rilevare tratti ereditari, genealogia e possibili fattori di rischio). Il campione è poi stato impiegato per identificare le regioni del genoma associate alla probabilità che una persona consumi caffè. Queste stesse varianti genetiche sono associate anche ad un aumento del rischio di obesità e abuso di sostanze. Ciò non significa che chi beve il caffè farà uso di sostanze o svilupperà problemi di peso, ma piuttosto che la predisposizione genetica è molto simile.
Gli effetti del consumo di caffè
Uno o due caffè al giorno avrebbero il beneficio di spingere a fare più attività fisica, ma di contro farebbero dormire di meno. A dirlo è un altro studio dell’Università di San Diego, che ha reclutato un campione di cento adulti con meno di 40 anni, dotandoli di un dispositivo in grado di monitorarne i passi giornalieri e il sonno per due settimane. I partecipanti si sono sottoposti ad elettrocardiogramma ed esame della glicemia e tutti avevano il compito di bere tutto il caffè che desideravano o di astenersi per due giorni. È emerso che nei giorni in cui il campione beveva caffè, i passi giornalieri aumentavano di oltre mille rispetto ai giorni di astensione. Il sonno però ne risentiva, con una media di 36 minuti in meno.
Il caffè e la salute del cuore
La caffeina sembra anche influenzare il cuore. Bere più di una tazzina al giorno comporta un’incidenza di contrazioni ventricolari premature più alta del 50% rispetto a quando non si assume caffeina. Dunque il caffè sarebbe da evitare se si soffre di insufficienza cardiaca. In generale, il caffè tende ad aumentare l’attività del sistema nervoso simpatico, che può causare fibrillazioni. Secondo gli scienziati, esistono anche variabili genetiche associate a un metabolismo della caffeina più lento, meno soggette alle contrazioni ventricolari. Il suggerimento è quindi di regolare il consumo in base alle proprie esigenze e condizioni di salute.
© Riproduzione riservata