Aprile è il mese della Giornata Nazionale del Made in Italy, un’espressione che non allude solo ai prodotti e alla loro qualità, ma incorpora una componente culturale e uno stile di vita. Da tempo in Confcommercio, non a caso, abbiamo cominciato a parlare di “Sense of Italy”, per sottolineare che dietro l’etichetta vi è una catena del valore che comprende territorio, lifestyle, servizi e sicuramente anche la rete del commercio di prossimità. La rete capillare del commercio diffuso in Italia – con le sue vetrine, i mercati locali, il commercio itinerante – rappresenta una tipicità e una caratteristica che distingue il nostro paese nell’esperienza di vita e di visita. Il rapporto umano che la prossimità abilita crea una relazione di fiducia e conoscenza, che si traduce dal punto di vista economico in un’esperienza di acquisto personalizzata e in un servizio più attento alle esigenze del cliente. Ma il commercio e i servizi di prossimità hanno anche una valenza sociale come presidi di sicurezza e decoro urbano, contribuendo alla vivibilità dei luoghi. Infine, queste attività sono un discrimine decisivo nell’attrattività dei territori, laddove influenzano le ragioni di chi sceglie di vivere in quei luoghi e gli aspetti di unicità e irriproducibilità dell’esperienza del visitatore. A fronte di queste considerazioni che si inseriscono a pieno titolo tra le ragioni del successo del Made in Italy proprio il tessuto commerciale italiano, i dati ci dicono però che la desertificazione commerciale nei nostri centri urbani avanza prepotentemente. Negli ultimi 10 anni, la densità commerciale, cioè il rapporto tra esercizi commerciali e popolazione, è diminuita di oltre 15 punti percentuali. E, considerato che un’altra crisi del paese è quella demografica, è evidente che tante, troppe attività economiche del terziario hanno chiuso e continuano a chiudere. Desertificazione peraltro non è solo un concetto quantitativo, ma anche qualitativo. Non è uguale, per esempio, se chiudono i locali storici o non riescono ad aprire i servizi di prossimità caratteristici, e i turisti in tante città si trovano davanti vie-fotocopia che non hanno personalità commerciale, storia territoriale e capacità di reinventarsi. La desertificazione è quindi un concetto anche qualitativo e può esserci una città con tanti esercizi commerciali, tanti pubblici esercizi e tanti servizi, che eppure appare – ed è – deserta, arida, senza passato, senza anima e senza futuro. Per questo, è importante puntare sulla rivitalizzazione dei servizi di prossimità e sul modello italiano di pluralismo distributivo che significa non solo rispettare la storia delle nostre città ma anche dare nuova vita all’esistente, come bene comune. La valorizzazione del Made in Italy non si mette in atto solo difendendo e comprando prodotti italiani, ma scegliendo anche con cura e attenzione “dove” acquistare questi prodotti. Il “senso dell’Italia” è in fondo questo: un vero e proprio sesto senso per il futuro del paese.
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