Il 16 maggio sarà l’occasione per conoscere i cortometraggi vincitori della quinta edizione di “Corti di Lunga Vita” dedicata al tema “Energia” A presiedere la giuria torna Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, autore televisivo, regista, scrittore attore e sceneggiatore
«Caro Marziano, per chi fa il mio lavoro una delle cose più difficili da raccontare è il finale». Sono le parole con cui Pif chiude l’ultima puntata della seconda stagione di Caro Marziano, andata in onda su RaiTre il 17 marzo scorso. Aggiunge, però, che il finale è ciò che aiuta a dare un senso. Nelle storie, nei racconti, ma anche nei cortometraggi. Così come è accaduto in quelle opere che nella scorsa edizione di Corti di Lunga Vita si sono aggiudicate il primo, il secondo, il terzo posto e persino le Menzioni Speciali. Nell’attesa di scoprire quali finalisti sapranno declinare meglio l’energia di questa edizione, Pif ci parla di come sarà tornare a vestire i panni di presidente di giuria e cosa si aspetta di vedere nelle opere che concorreranno.
Dopo l’esperienza della scorsa edizione di Corti di Lunga Vita, quest’anno torna nel ruolo di presidente di giuria. Cosa porta con sé dallo scorso anno, come si sente all’idea di ripetere questo viaggio?
È sempre un doppio sentimento. Da un lato mi sento lusingato ed è bello poter visionare e giudicare un’opera, dall’altro rimango essenzialmente un regista e per questo mi dispiace dover dare un giudizio su un lavoro, qualunque esso sia, che ha richiesto una fatica intellettuale e fisica. Senza contare le emozioni investite. Ma bisogna pensare che il giudizio fa parte poi della carriera ed è sempre un aiuto a crescere.
Quali sono i messaggi che il cinema veicola quando si parla di anzianità e quali crede, invece, dovrebbe veicolare?
Ne abbiamo parlato lo scorso anno sia all’interno della giuria che sul palco durante la premiazione: sarebbe bello se si riuscisse a evitare la retorica e quella classica immagine dell’anziano che apparteneva ai nostri nonni e ormai non è più lo specchio dei tempi. Bisognerebbe rinnovare un po’ l’immagine dell’anziano: è una fase di vita più complessa derivata da un’evoluzione che forse non si è mai riuscita a raccontare davvero.
Il tema di questa edizione è “Energia”. Una parola che lascia spazio all’immaginazione e soprattutto all’interpretazione. Cosa si aspetta di vedere?
Come in tutti i concorsi artistici, il tema è sempre un bel banco di prova che si affida alla sensibilità di ogni concorrente. Trovo, però, che “Energia” sia piuttosto calzante perché va proprio a scontrarsi contro i cliché sugli anziani e può dare vita a interpretazioni innovative e interessanti. Pochi giorni fa, ad esempio, mi è capitato di parlare con una signora di 87 anni che aveva decisamente molta più energia di quanto non ne avessi io che di anni ne ho 50. Questo per dire che l’evoluzione nella vita dei senior c’è, c’è stata, e sarebbe bello che si raccontasse a partire proprio dalla loro energia.
Energia è un termine che sicuramente si addice anche a lei: autore televisivo, regista, scrittore, attore e sceneggiatore. Negli ultimi mesi ha portato avanti il suo programma radiofonico (I Sopravvissuti, su Radio Capital, ndr), ha pubblicato La disperata ricerca d’amore di un povero idiota (Feltrinelli) e ha raccontato molte storie nel programma Caro Marziano su RaiTre. Com’è stato riprendere questo format dopo il Covid? Ha avvertito delle differenze rispetto all’edizione del 2017?
Caro Marziano è un contenitore di storie e forse rispetto all’edizione precedente cambia l’ispirazione da cui vengono tratte. Prima era più facile trovarle in televisione, in radio o sui giornali, oggi invece arrivano spesso dai social. Non che durante l’edizione precedente non esistessero (i social, ndr), però trovo che siano molto più presenti. Del resto, non è cambiato il comune denominatore di queste storie: la passione. Io incontro sempre persone che partono da una passione e che riescono a coltivarla anche in situazioni difficili, come quella legata al Covid. Anzi, forse è proprio la passione che aiuta a superare i momenti più duri, come il lockdown. Diventa quasi una fonte di sopravvivenza. Nel mio caso, la passione per il mio lavoro è talmente forte da farmi superare la stanchezza accumulata durante la realizzazione di questo progetto. Sono stati mesi in cui ho lavorato 7 giorni su 7, stando via 17 ore al giorno, a volte non dormendo, ma ora che ho chiuso questa stagione di Caro Marziano quasi mi sento perso. Per questo dico che la passione diventa vitale in certi casi, è la passione a darti l’energia.
Lo scorso anno ci siamo salutati a pochi giorni dal suo cinquantesimo compleanno. Trova che questo traguardo le abbia portato nuove consapevolezze? Una nuova prospettiva con cui guardare le cose?
Compiere cinquant’anni è stata una “botta psicologica” tremenda per me (ride, ndr) – i quaranta o i trenta non hanno mai avuto lo stesso impatto – però mi ha aiutato a trovare un equilibrio mentale e una consapevolezza che difficilmente si possono raggiungere prima. Mi dispiace solo che stia cominciando a non tollerare più alcuni aspetti della nostra società: alcuni comportamenti, atteggiamenti o pensieri che in passato tolleravo e che adesso non ho più la pazienza di sopportare.
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