Era diventato la mascotte del paese. Da quando, nove anni fa, i volontari dell’ENPA lo avevano trovato con le zampe ferite, lui non si è più mosso da Piazza Armerina.
Siamo in Sicilia, in provincia di Enna, in un centro con poco più di 20 mila abitanti. É qui che il cane Tigro era diventato un’istituzione.
Lo vedevi di giorno, di buon mattino, davanti al bar della piazza centrale del paese, giusto al momento della colazione. Poi si spostava, al parco, e spendeva la mattinata giocando con i bambini. Dopo girovagava, un po’ qua e un po’ là. Tornava a farsi vedere alle 18 in punto, stesso bar, per l’ora dell’aperitivo.
Tigro era il cane di tutti, buono e mansueto non aveva bisogno di una famiglia, ma aveva deciso che lo fosse tutta la comunità. Un solo padrone non era abbastanza. Aveva bisogno di essere coccolato e riconosciuto da tutti.
Negli eventi importanti c’era sempre, in prima fila. Era lì ad aprire le processioni del paese, ma anche le manifestazioni di protesta. C’era durante la sfilata del Carnevale e durante i festeggiamenti del Palio dei Normanni. Era uno dei più coinvolti negli eventi pubblici, simbolo indiscusso di partecipazione attiva alla vita del paese. Perché sì: laddove c’era socialità, non poteva mancare Tigro.
Da qualche giorno, però, Tigro non si vedeva più gironzolare nel paese. Gli abitanti di Piazza Armerina hanno iniziato a preoccuparsi. Hanno iniziato a cercarlo e lo hanno trovato privo di vita.
Tigro è stato seppellito in uno dei parchi del comune. Ogni giorno, qualche abitante, va a porgere un fiore su quel lembo di terra. Ed è così che è nata l’idea: dedicare un monumento, un piccolo monumento a Tigro, da erigersi proprio lì dove è stato seppellito.
É partita una raccolta fondi, i cui salvadanai si trovano sparsi nelle attività commerciali e nelle botteghe del paese. Tutti possono dare il loro contributo. Il cane era diventato un simbolo di Piazza Armerina, e così i cittadini hanno deciso di serbarne il ricordo, in modo da consegnarlo alle future generazioni.
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