Un appartamento sottratto alla criminalità e riconsegnato alla città. L’assessora alle Politiche sociali del Comune di Roma spiega: «Rispondiamo all’appello del Papa»
Si chiama Casa Speranza ed è molto più di un tetto sulla testa: è un posto in cui condividere i giorni e gli anni con altre persone. È un luogo in cui unire le forze e le risorse di ciascuno, per affrontare insieme quella fragilità che spesso accompagna la vecchiaia. È uno spazio in cui sentirsi al sicuro e, soprattutto, non sentirsi mai soli. Casa Speranza è il nuovo cohousing per anziani, che apre le porte a Roma insieme al Giubileo. Perché proprio alla ‘speranza’ è intitolato e dedicato il Giubileo 2025, indetto da papa Bergoglio con la bolla “Spes non confundit” (“La speranza non delude”, ndr). Qui, una riflessione è dedicata proprio agli anziani: “Segni di speranza meritano gli anziani, che spesso sperimentano solitudine e senso di abbandono – si legge nella Bolla d’indizione -. Valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire, è un impegno per la comunità cristiana e per la società civile, chiamate a lavorare insieme per l’alleanza tra le generazioni”.
Così, negli stessi momenti in cui la capitale apre le porte e si popola di fedeli e pellegrini di ogni età e nazionalità, apre i battenti e si popola anche Casa Speranza, voluta dal Campidoglio per offrire una risposta, simbolica ma anche pratica e reale, a un problema diffuso in città e in tutto il paese: la solitudine degli anziani e il loro bisogno di riconoscersi e ritrovarsi in uno spazio condiviso, in cui sentirsi, appunto, a casa.
Proprio papa Francesco aveva ricevuto, all’inizio dell’estate, le chiavi di questa casa, quando erano in corso i lavori di ristrutturazione, in occasione della sua visita in Campidoglio (come in foto). Gliele aveva consegnate Ubaldo, un ottantenne ospite di una delle case alloggio di Roma Capitale, Casa Nino. Insieme alla chiave, Ubaldo aveva consegnato al Pontefice un’immagine della Porta Santa, che lui stesso aveva realizzato con degli stuzzicadenti.
“Vuole rappresentare la Porta Santa come simbolo del Giubileo 2025, il Giubileo della Speranza – si legge nella lettera che, nella stessa occasione, Ubaldo ha consegnato al Papa -. Ho cercato questa bella e preziosa parola (‘Speranza’, ndr) sul vocabolario: “Sentimento di Aspettazione Fiduciosa nella Realizzazione presente o futura di quanto si Desidera”. La mia speranza era di avere una casa che potesse accogliermi nei momenti di salute e, ancor di più, di malattia. La mia speranza era di trovare facce amiche con le quali condividere le mie giornate per non sentirmi solo o isolato. La mia speranza era di avere qualcuno vicino in caso di bisogno. La mia speranza era di condividere bei momenti con le persone a me care. Santo Padre, io il 27 luglio 2022 sono entrato a Casa Nino e ho trovato risposta alle mie speranze che hanno preso il volto di sette persone, la mia nuova famiglia. Casa Nino è una realtà che ha regalato un’immensa gioia a me e ad altri uomini e donne che condividono questo percorso e questa Casa. Ora, la mia più grande ‘Speranza’ è che altre persone in difficoltà possano trovare un luogo come Casa Nino, in cui poter vivere serenamente, supportati e aiutati quotidianamente”.
Oggi quella speranza diventa realtà, con l’inaugurazione del nuovo cohousing, donato allora simbolicamente al santo Padre e da questi oggi consegnato alla città giubilare. L’appartamento si trova nel quartiere Ostiense: un tempo apparteneva alla criminalità organizzata, a cui è stato confiscato. Conclusi i lavori di ristrutturazione e adeguamento, ora sarà abitato da sei persone anziane, che vivevano in condizioni di solitudine e fragilità.
Non è il primo progetto di questo genere nella capitale: l’amministrazione capitolina ha già avviato sei cohousing e tre case alloggio, a cui ora va ad aggiungersi Casa Speranza. Come spiega l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, Barbara Funari, questo nuovo progetto vuole «trasformare in azione concreta il messaggio di Speranza di cui è testimone la nostra città attraverso il Giubileo. Un impegno al fianco di tanti anziani soli per rispondere all’appello che ci ha rivolto il Papa: che “Roma continui a manifestare il suo vero volto, un volto accogliente, ospitale, generoso, nobile”».
Funari sottolinea quanto sia necessario sostenere realtà come quella di Casa Speranza: «I cohousing, le comunità alloggio sono esperienze importanti e rappresentano un modello valido e rispettoso della dignità degli anziani. Sono realtà alternative alle Rsa, che già esistono, ma che hanno bisogno di essere riconosciute come modello positivo di assistenza residenziale sociosanitaria. Esiste la Legge 33 del 2023 – ricorda infine Funari – che si propone di migliorare, con misure innovative e integrate, la qualità di vita degli anziani. Il quadro normativo ora ci aiuta, ma tutte le istituzioni devono fare la propria parte per evitare che non rimanga una realtà solo su carta. L’inaugurazione di Casa Speranza, proprio nei giorni dell’apertura del Giubileo, rappresenta un piccolo, grande passo in questa direzione».
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