Una ricerca americana rivela come i cambiamenti climatici stiano alterando la distribuzione della fauna terrestre e d’acqua dolce. Gli sbalzi di temperatura forzano gli animali a migrare, con rischi di estinzione per le specie più vulnerabili.
Il cambiamento climatico sta ridisegnando la mappa della biodiversità mondiale, costringendo migliaia di specie animali a cercare nuovi habitat per sopravvivere. È quanto emerge da un importante studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, condotto da un team di ricercatori dell’Università della California – Santa Cruz, che ha analizzato gli impatti degli sbalzi termici sulle popolazioni di animali terrestri e d’acqua dolce.
Il riscaldamento globale come principale causa
La ricerca ha evidenziato come l’innalzamento delle temperature stia provocando uno sconvolgimento senza precedenti negli ecosistemi. Il professor Malin Pinsky, coordinatore dello studio, ha utilizzato una metafora efficace per descrivere il fenomeno, paragonandolo a un mazzo di carte continuamente rimescolato a velocità crescente, con il rischio concreto di “perdere alcune carte” – ovvero alcune specie – nel processo.
Differenze tra specie marine e specie terrestri
A differenza delle specie marine, che possono muoversi più liberamente negli oceani, gli animali terrestri e d’acqua dolce si trovano spesso confinati in spazi più ristretti, con possibilità di spostamento limitate. Questa caratteristica rende questi animali particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici, aumentando il rischio di destabilizzazione delle popolazioni e di potenziale estinzione.
I dati raccolti mostrano un preoccupante aumento dei “tassi di sostituzione delle specie”, un indicatore che misura il ricambio di popolazioni animali in specifiche aree geografiche. Secondo le proiezioni dei ricercatori, se questa tendenza dovesse persistere, numerose specie potrebbero scomparire, causando il collasso di interi ecosistemi.
L’impatto dell’uomo
La situazione è ulteriormente aggravata dall’impatto delle attività umane. L’alterazione degli habitat naturali, l’inquinamento e l’introduzione di specie invasive amplificano gli effetti negativi del riscaldamento globale. In particolare, l’urbanizzazione e lo sfruttamento intensivo del territorio riducono la disponibilità di ambienti diversificati, fondamentali per la sopravvivenza delle specie in cerca di temperature più favorevoli.
Strategie contro la crisi
Gli scienziati propongono tre strategie principali per mitigare questa crisi: limitare l’aumento delle temperature globali attraverso politiche ambientali più incisive, preservare la varietà degli habitat naturali e ridurre l’impatto delle attività umane sugli ecosistemi. L’implementazione di queste misure non solo proteggerebbe la biodiversità, ma garantirebbe anche benefici diretti per l’uomo, come il mantenimento di aria e acqua pulite e la conservazione di una fauna selvatica più abbondante.
Biodiversità a rischio
Lo studio si inserisce in un contesto più ampio di ricerche sul cambiamento climatico. Secondo i dati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la temperatura media globale è aumentata di circa 1,1°C rispetto all’era preindustriale, con conseguenze già visibili sugli ecosistemi di tutto il pianeta. Se non verranno adottate misure drastiche per ridurre le emissioni di gas serra, si prevede che questo aumento potrebbe raggiungere i 3-4°C entro la fine del secolo, con conseguenze catastrofiche per la biodiversità mondiale.
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