È un tema che è finito sottotraccia, forse anche a causa del Covid. Il blocco degli sfratti legato alla pandemia, infatti, non li riguarda. Eppure, a migliaia – soprattutto anziani – in tutta Italia, rischiano di perdere la casa.
La storia
Sono gli inquilini dei palazzi un tempo di proprietà degli Enti previdenziali e assicurativi: immobili, oggi, in mano a fondi privati che ne impongono la vendita. Il problema è che se non si hanno risorse per acquistare, si finisce fuori di casa. Anche a ottant’anni, anche se non si ha reale alternativa.
A Roma, come in tutta Italia
Noi siamo stati a Roma, nel quartiere Tuscolano, dove le case che erano del ceto medio, oggi sono al centro di un progressivo processo di impoverimento. Annamaria – che abita lì da decenni – ci racconta di avere un tumore e di non sapere proprio dove altro andare. «Sono 47 anni che abitiamo qua – confida – e non sappiamo come fare perché quando abbiamo fatto il primo contratto, ci hanno detto che da queste case non ci avrebbero mai mandato via».
Il senso di comunità
Persone che, data appunto anche l’età, faticherebbero a trovare un alloggio alternativo e che, da decenni, sono ormai comunità all’interno di quegli stessi stabili. «Quando mio marito stava in ospedale – ricorda Nadia, anche lei non più giovane d’età – mi sono andati a pagare l’affitto, mi sono andati a fare la spesa per un mese. Se facciamo un dolce, lo spartiamo in venti perché siamo diventati una famiglia dopo tanti anni». Non si dà pace, Nadia – da poco vedova -, all’idea di finire fuor casa e dice: «Adesso ci sbatti fuori? Non mi sembra una cosa giusta».
Niente blocco degli sfratti
E neppure il blocco degli sfratti – seppure temporaneo e in scadenza a giugno – ha potuto nulla per loro. Chi non è moroso, per lo Stato, è in grado di cercarsi un’alternativa: cosa, però, non sempre vera. Annamaria e Nadia – come tanti dei loro vicini – possono contare appena su pensioni di reversibilità o la pensione minima e, se in un caso, è di giusto 920 euro; nell’altro – sommando due minime – sfiora appena la somma di mille. Un importo che, di certo, non consente loro l’acquisto e che – data l’età – comporterebbe un mutuo non inferiore ai millequattrocento euro.
«La dismissione delle case degli Enti previdenziali e assicurativi – ci spiega Angelo Fascetti, di Asia-Usb – sta comportando la messa in crisi del ceto medio, ma questo processo genera nuove diseguaglianze coinvolgendo dentro queste nuove disuguaglianze anche chi prima ce la faceva: stiamo parlando di persone che pagano regolarmente l’affitto, anche affitti non proprio bassi».
Famiglie in crisi
Come per Alberto e Ida, con due figli, una dei quali con una tetraparesi spastica. Lei ha quarantasette anni e dipende totalmente dai suoi genitori. Per loro – in là con l’età – cercare una nuova casa non sarebbe solo un problema economico, ma significherebbe strappare Antonella – è questo il suo nome – a un contesto in cui è cresciuta.
La crisi legata al Covid
Un grosso problema, quello della casa, specie di questi tempi e specie per chi, con l’impoverimento per via del Covid, ha visto sgretolarsi le proprie anche piccole certezze economiche. A ricordarcelo è Stefania – la più giovane tra gli inquilini che incontriamo -: ha 54 anni, due figli e un marito commerciante che, causa pandemia, ha avuto un brutto tracollo economico: «C’abbiamo già lo sfratto – ci dice – è arrivato. L’udienza è il 25 maggio al tribunale e vedremo cosa dirà il giudice: quanto ci darà di tempo. Però, ecco, anche persone di 80/85 anni, che magari hanno delle invalidità più o meno grosse, tu non me le puoi sbattere fuori di casa in questa maniera».
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