Il fenomeno del disagio psicologico tra i giovani italiani ha raggiunto dimensioni critiche. Secondo una recente ricerca promossa dal Consiglio nazionale dei giovani (Cng), più del 70% dei ragazzi ha sperimentato periodi di ansia, depressione o altri disturbi dell’umore.
Un dato che evidenzia come questa problematica stia colpendo le nuove generazioni con un’intensità molto maggiore rispetto agli adulti, configurandosi come una vera e propria emergenza sociale.
Lo studio, realizzato con il supporto tecnico dell’Istituto Piepoli, è stato presentato durante la firma di un importante protocollo d’intesa tra il Cng e il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), segnando un passo significativo verso il riconoscimento istituzionale del problema.
Le cause principali del disagio giovanile
L’indagine ha identificato con chiarezza i fattori scatenanti del malessere psicologico che affligge i giovani italiani. In cima alla lista si trovano:
– Stress lavorativo: indicato dal 46% degli intervistati come causa principale
– Problemi familiari: rilevanti per il 40% dei giovani
– Pressioni sociali: un fattore determinante per il 30% dei partecipanti allo studio
Questi elementi, combinati con l’incertezza sul futuro e i rapidi cambiamenti sociali, creano un cocktail potenzialmente devastante per la salute mentale delle nuove generazioni.
Riconoscere i segnali d’allarme del disagio psicologico
Identificare tempestivamente i sintomi del disagio è fondamentale per intervenire prima che la situazione degeneri. I giovani stessi hanno indicato quali sono i principali campanelli d’allarme: il cambiamento di umore è riconosciuto dal 52% come il primo segnale preoccupante, mentre l’isolamento sociale viene indicato dal 51% come sintomo di difficoltà psicologiche.
Non meno importanti sono i comportamenti a rischio, segnalati dal 28% degli intervistati, e le difficoltà scolastiche, che rappresentano un indicatore per il 7% dei giovani. Sono segnali che devono essere presi sul serio da genitori, educatori e professionisti della salute mentale.
Strategie di coping e discriminazione
Per far fronte a questi problemi, i giovani adottano diverse strategie di coping. La terapia individuale si conferma la soluzione più efficace per il 46% degli intervistati, mentre l’attività sportiva rappresenta un valido alleato per il 40%. Anche gruppi di supporto, espressione artistica e musica emergono come strumenti significativi nel contrasto ad ansia e depressione.
Un dato particolarmente preoccupante riguarda la percezione della discriminazione: ben il 65% dei giovani ritiene che chi soffre di difficoltà psicologiche sia soggetto a stigma sociale. Questo fenomeno contribuisce a creare un circolo vizioso in cui il disagio viene nascosto per timore del giudizio altrui, aggravando ulteriormente la condizione.
Le richieste dei giovani alle istituzioni
Di fronte a questo scenario, i giovani hanno le idee chiare su cosa servirebbe per migliorare la situazione. Il 53% ritiene necessario un ampliamento dei servizi di supporto psicologico, mentre il 36% chiede una riorganizzazione più efficace delle risorse già esistenti.
Emerge quindi una richiesta forte di interventi strutturali e non solo di soluzioni temporanee.
Il protocollo d’intesa: un passo concreto
La firma del protocollo dello scorso 3 marzo tra il Consiglio nazionale dei giovani e l’Ordine nazionale degli psicologi rappresenta un importante passo avanti. Le due istituzioni si impegnano a promuovere percorsi di informazione e sensibilizzazione rivolti alle organizzazioni giovanili, oltre a lavorare insieme per presentare proposte concrete alle istituzioni per contrastare il disagio psicologico nelle nuove generazioni.
Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani, sottolinea l’importanza della situazione: “Il 65% dei giovani ritiene che chi soffre di difficoltà psicologiche sia discriminato, mentre oltre il 70% ha sperimentato ansia, depressione o disturbi dell’umore, spesso legati a stress lavorativo, problemi familiari e pressioni sociali. Non possiamo più considerare questo fenomeno un problema individuale, ma una vera e propria emergenza sociale che richiede risposte concrete, sempre più urgenti”.
Il ruolo della scuola e del sistema sanitario
David Lazzari, presidente del Cnop, pone l’accento sull’importanza di un approccio sistemico: “I sistemi sanitari devono riconoscere il ruolo centrale della psicologia nella salute e nel benessere delle persone, soprattutto dei giovani, sempre più colpiti da un disagio diffuso che incide sullo sviluppo, sul rendimento scolastico e sulla vita sociale, con conseguenze a lungo termine”.
Particolarmente rilevante è il riferimento alla scuola come luogo chiave per la crescita e la prevenzione. Secondo Lazzari, l’ambiente scolastico deve trasformarsi in un punto di riferimento per il benessere psicologico, attraverso l’attuazione della normativa approvata con la legge di Bilancio e il potenziamento delle risorse disponibili.
Investire nella prevenzione per un futuro migliore
L’investimento nella prevenzione del disagio psicologico giovanile non è solo una questione di tutela delle nuove generazioni, ma anche una strategia economicamente vantaggiosa. Come evidenziato dagli esperti, affrontare tempestivamente queste problematiche permette di evitare costi sociali ed economici elevati derivanti da un disagio non trattato.
Per i firmatari del protocollo, il messaggio è chiaro: occorre superare la frammentazione attuale e garantire un supporto stabile, accessibile e vicino ai bisogni reali dei giovani. Solo così sarà possibile costruire una società in cui il benessere psicologico sia considerato una priorità e non un lusso riservato a pochi.
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