Secondo l’Istat nel 2024 il 58,1% degli italiani ha espresso preoccupazione per i cambiamenti climatici. Si tratta di un valore stabile rispetto al 2023. Per circa quattro persone su dieci, invece, sono lo smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento dell’acqua i timori maggiori. Gli over 50 i più preoccupati per il rischio idrogeologico.
Anche per il 2024, secondo l’Istat, i cambiamenti climatici si confermano il problema, in materia di ambiente, che più di tutti risveglia la preoccupazione degli italiani. Lo sono quasi sei persone su dieci dai 14 anni in su (58,1%), un dato stabile rispetto al 2023. Nella classifica della preoccupazioni seguono l’inquinamento dell’aria (51,9%), in aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Molto più giù troviamo la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (38,1%), l’inquinamento delle acque (37,9%) e l’effetto serra e il buco nell’ozono (32,6%). Seguono, nell’ordine, dissesto idrogeologico (28,5%), catastrofi provocate dall’uomo (23,5%), estinzione di alcune specie (22,7%), inquinamento del suolo (22,2%), esaurimento delle risorse (21,3%), distruzione della foreste (20,6%), rovina del paesaggio (12,9%), inquinamento acustico (11,5%) e inquinamento elettromagnetico (10,4%).
Cosa si intende con i cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici sono una trasformazione profonda e duratura dei modelli meteorologici globali. Il fenomeno si manifesta attraverso un riscaldamento generale del pianeta, con un incremento delle temperature medie con effetti a cascata su tutti gli aspetti del clima. Il riscaldamento non è uniforme, si traduce in variazioni significative delle precipitazioni, con alcune regioni che sperimentano siccità prolungate e altre che subiscono inondazioni sempre più frequenti e intense.
Un aspetto cruciale è l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi. Uragani, tempeste, ondate di calore e incendi divampano con una forza senza precedenti, mettendo a dura prova le comunità e gli ecosistemi. La causa principale di questa trasformazione è l’accumulo di gas serra nell’atmosfera, un fenomeno strettamente legato alle attività umane. La combustione di combustibili fossili, la deforestazione e l’agricoltura intensiva rilasciano enormi quantità di anidride carbonica e altri gas che intrappolano il calore, alterando l’equilibrio climatico.
Le conseguenze del cambiamento climatico sono molteplici e interconnesse. L’innalzamento del livello del mare minaccia le coste, mentre lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari altera gli equilibri idrici. L’acidificazione degli oceani danneggia gli ecosistemi marini, e le variazioni climatiche influenzano la biodiversità terrestre, la salute umana, l’agricoltura e la disponibilità di risorse idriche. In sintesi, il cambiamento climatico è una sfida globale che richiede un’azione urgente e coordinata per mitigare le emissioni di gas serra e adattarsi a un mondo in rapida trasformazione.
Ambiente, le preoccupazioni variano in base a età, genere e istruzione
Le preoccupazioni ambientali e i cambiamenti climatici variano in base all’età. I giovani fino a 24 anni sono più sensibili per la perdita di biodiversità (il 30,5% tra i 14 e i 24 anni contro il 18,7% degli over 55). Così come per l’esaurimento delle risorse naturali (28,3% contro 18,4%), la distruzione delle foreste (24,8% contro 19,1%) e l’inquinamento delle acque (40,3% contro 36,0%).
Gli over 50, invece, sono più preoccupati dei giovani per aspetti come dissesto idrogeologico (32,4% contro 22,2% degli under 25), inquinamento del suolo (22,7% contro 17,7%) e smaltimento dei rifiuti (36,8% rispetto a 32,8%). Nell’insieme sono le donne quelle più preoccupate dei vari problemi ambientali, anche tra i giovani. Sotto i 24 anni, ad esempio, le ragazze sono preoccupate più dei loro coetanei per la perdita della biodiversità (+7,8%), per i cambiamenti climatici (+6%) e per l’esaurimento delle risorse naturali (+3,4%).
La preoccupazione per l’ambiente cresce anche all’aumentare del titolo di studio. Si dichiara preoccupato dei cambiamenti climatici il 66,4% dei laureati contro il 53,2% di coloro che hanno al massimo la licenza media. Simili differenze si presentano sia verso la produzione e dello smaltimento dei rifiuti (48,5% contro 32,6%), sia rispetto all’inquinamento delle acque (43,6% contro 33,8%).
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