«Molti chef dicono di ispirarsi alle proprie mamme. E allora perché non portare direttamente le mamme nel ristorante?». A dirlo è Giuseppe Corsaro, in collegamento con noi via Zoom da Londra. Racconta con entusiasmo della sua impresa targata UK, ma con radici assolutamente made in Italy.
Nel 2018, infatti, lui – trentasettenne siciliano – ha aperto un ristorante nel quartiere londinese di Chelsea e nel 2020, proprio mentre esplodeva la pandemia, è riuscito a inaugurare altre due attività: una in King’s Road e l’altra a Notting Hill.
Si tratta de “La mia Mamma”, un’impresa che sa di Italia e le cui protagoniste sono appunto le mamme. Molte sono pensionate, altre non occupate oppure con lavori stagionali, altre ancora casalinghe. Tutte, però, disposte a mettersi su un volo diretto a Londra per vivere una nuova avventura. In che consiste? Cucinare piatti che riportino ai sapori del Belpaese. Una scommessa che ha stregato i britannici, che hanno preso come riferimento i ristoranti del giovane siciliano.
L’idea de “La mia Mamma”
«L’idea – dice Corsaro – è venuta scherzando. Hai presente le sere tra amici? Quelle in cui butti giù idee senza uno scopo chiaro? Ci lamentavamo che a Londra ci fossero tanti ristoranti con un mucchio di ghirigori, ma a tutti noi mancavano i sapori forti: quelli della nostra tradizione. Perciò, quando uno dei miei amici mi ha detto: “Dovresti portare tua madre a cucinare”, mi si è accesa la lampadina. L’ho chiamata e lei, dalla Sicilia, non se lo è fatto ripetere. Ha fatto la valigia ed è venuta a Londra».
Certo, lei non sarebbe bastata a mettere su un locale ed è per questo che è partito un tam tam via social network. Un semplice invito alle mamme in tutta Italia, disponibili a trasferirsi per un tempo limitato nel Regno Unito. «Abbiamo ricevuto una valanga di risposte», racconta sorpreso Corsaro. Una catena forte anche di qualche piccola ma assoluta certezza. Chi viene selezionata – e accetta l’incarico – ottiene vitto, alloggio, tessera per spostarsi con i mezzi e uno stipendio. Un’opportunità che in tante hanno colto un po’ per vivere una nuova gioventù o magari per raggiungere figli che già vivono in Inghilterra.
L’erasmus delle mamme
«Quello che le accomuna – dice il titolare de “La mia Mamma” – è sicuramente il coraggio che hanno nell’accettare questa sfida per vivere una sorta di “Erasmus delle mamme” in una delle più famose capitali mondiali». E stando al suo racconto, in tante – quando termina il contratto trimestrale – farebbero carte false pur di rimanere. Cosa affatto esclusa, anche se la rotazione delle cucine tradizionali e dunque delle mamme è finora stata una carta vincente di questa singolare impresa. Impresa che ha fatto breccia per le strade di Londra al punto da permettere a Corsaro di aprire anche una piccola bottega – quella di Notting Hill – «che ricorda in tutto e per tutto un negozio italiano di alimentari come quelli di una volta».
“La mia mamma” dall’Italia con amore
Ma non sempre sono le mamme a raggiungere i figli: «La mamma dell’Emilia Romagna è lei ad aver portato il figlio a Londra. Poi lui è rimasto stabilmente qui». Un aneddoto? «Una signora che mi disse: “Io non ho dormito stanotte perché sapevo di dover fare il colloquio con voi ed ero troppo emozionata all’idea di venire a fare qualcosa che amo. Per anni ho cucinato in casa e finalmente posso fare qualcosa per me”. A me – dice Corsaro – vi giuro che brillarono gli occhi».
E c’è da crederci a giudicare dal fatto che sono sempre più quelle che si candidano per lavorare con lui. «Per loro è un’esperienza, una seconda giovinezza, è poter fare quello che amano, rimettersi in gioco, tanto più a un’età nella quale magari è difficile trovare un nuovo lavoro. Noi, invece, cerchiamo proprio quel tipo di mamme con la passione per la cucina».
Ma la bravura ai fornelli non è tutto. «Le nostre mamme hanno la passione per il cibo, ma sono anche molto socievoli. Anzi, sono veramente incontrollabili: vanno in giro per la sala, fanno assaggiare i piatti, invitano i clienti a ballare e parlano di qualsiasi cosa. Sono le star dello show». E gli inglesi le adorano.
Il “pacco di mamma” durante il lockdown
Durante il primo lockdown sono diventate un autentico punto di riferimento per i genitori di tutto il mondo, con un’idea semplice e al tempo stesso particolarmente valida: “Il pacco di mamma”, per raggiungere i propri figli coi sapori di casa. Un po’ come fanno le nostre mamme quando i figli partono perché vivono per conto loro. Solo che ad aderire all’iniziativa non sono state solo le famiglie italiane con i figli a Londra: «Genitori da ogni parte del mondo – dice Corsaro -, anche dall’Australia, mandano il pacco ai figli qui per mostrare la loro vicinanza».
Una vicinanza della quale – in tempi di Covid – c’è quanto mai bisogno.
«Qui nel Regno Unito – continua il titolare de “La mia Mamma” – si respira un po’ di ottimismo. Abbiamo una road map dettagliata, con una via di uscita che dovrebbe finire il 21 giugno con l’eliminazione di qualsiasi tipo di restrizione».
Conforta inoltre che, da quelle parti, anche fare impresa non sia poi così complicato: «Qui c’è tanto supporto e poca burocrazia. Anche durante la pandemia i soldi per i dipendenti sono stati immediati. La cassa integrazione arriva ogni due settimane e copre l’80% dei salari. Hanno dato anche prestiti a fondo perduto».
LA COMUNITÀ ITALIANA
Numeri in crescita
Sono circa 700mila gli italiani che vivono nel Regno Unito. Una Little Italy che continua a crescere di anno in anno. Il protagonista della nostra storia – Giuseppe Corsaro, titolare de “La mia Mamma” – si è trasferito a Londra quando aveva diciassette anni. Come lui – giovani e meno – tentano la carta britannica per poco tempo o per la vita.
Quella inglese è infatti una comunità molto nutrita. E gli italiani svolgono lavori di ogni genere. La maggior parte di loro racconta di ottime condizioni di vita e di impiego anche per noi cosiddetti Expat. Non una novità quella degli italiani innamorati della Great Britain, dal momento che i trasferimenti sotto i domini della Corona Britannica hanno anche illustri precedenti. Uno su tutti? Giuseppe Mazzini che vi andò in esilio nel 1837, quando aveva 31 anni.
SAPORI DI CASA
Tutto il buono che c’è Il “pacco di mamma” è l’ultima trovata del ristorante italiano di Giuseppe Corsaro. Ecco un esempio di quanto si può trovare al suo interno:
- 1 kg di pasta secca
- 1/2 litro di olio extra vergine di oliva
- 1 kg di impasto per fare la pasta
- 4 salse fatte a mano (bolognese, manzo genovese, salsa di pomodoro fresco, cacio e pepe)
- 1 pagnotta di pane
- 400 gr di salumi misti
- 1 bottiglia di vino rosso
- 1 bottiglia di vino bianco
- 2 kg di farina
- 4 porzioni di parmigiana di melanzane
- 1 kg di impasto per preparare la pizza
- Pizza secca e lievito per pane
- 1/2 kg di stracciatella di burrata fatta a mano
- 1/2 kg di fiordilatte fatto a mano (nodini e ciliegini)
- Polpette con piselli
- 850 gr di mini arancine e crocchette
- 8 cannoli
- Ripieno di ricotta per cannoli.
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