I voli aerei emettono ossidi di azoto, vapore acqueo e particolato fine. Tutto ciò contribuisce all’effetto serra e al riscaldamento globale, cambiamenti climatici e inquinamento ambientale. In Italia circa 1,6 milioni di persone vivono nel raggio di 20 km dagli aeroporti di Fiumicino (700mila) e Malpensa (900mila). Un recente studio ha sottolineato i rischi elevati per la loro salute.
L’aviazione svolge un ruolo fondamentale nella società odierna collegando persone ed economie, eppure non è ancora stato trovato un modo per renderla sostenibile su una scala significativa. L’impatto ambientale del volare è ogni anno più importante. Non solo i voli aerei sono responsabili di circa il 3% delle emissioni globali di anidride carbonica, ma è considerevole il loro impatto complessivo sull’ambiente e sulla salute. Emettono infatti ossidi di azoto, vapore acqueo e particolato fine, che contribuiscono all’effetto serra e al riscaldamento globale, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento ambientale. Oltre a rappresentare un rischio per la salute dei lavoratori degli aeroporti e delle popolazioni che vivono nelle loro vicinanze.
Timori per chi vive vicino agli aeroporti
In Italia vivono circa 1,6 milioni di persone nel raggio di 20 km dagli aeroporti di Fiumicino (700mila) e Malpensa (900mila), i più trafficati del nostro Paese. Per loro, come analizzato da un recente studio dell’organizzazione indipendente Transport & Environment, c’è il rischio di sviluppare «condizioni di salute gravi e a lungo termine, tra cui problemi respiratori, effetti cardiovascolari e complicazioni durante la gravidanza». Questo a causa delle famigerate particelle ultrafini, costituite da una miscela di elementi quali carbonio, fibre, metalli, nitrati, solfati, emesse dai motori dei velivoli.
Secondo la ricerca, le UFP avrebbero causato circa 280.000 casi di ipertensione, 330.000 casi di diabete e 18.000 casi di demenza in Europa tra i circa 52 milioni di persone (più del 10% della popolazione totale) che vivono nei pressi dei 32 aeroporti più utilizzati. In Italia l’esposizione a queste particelle potrebbe essere associata a oltre 7000 casi di ipertensione, altrettanti di diabete e più di 200 casi di demenza.
Le preoccupazioni di OMS e Iarc
Più di quindici anni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva segnalato che le UFP – particelle mille volte più piccole di un capello – sono un inquinante di importante e crescente preoccupazione sanitaria. E già nel 2013 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha inserito il particolato fine e ultrafine tra i cancerogeni “certi”, per i quali non ci sono livelli di sicurezza nelle esposizioni.
Se emesse durante il volo le UFP prodotte dagli aerei favoriscono l’effetto serra, ma durante il decollo e l’atterraggio fanno sì che l’aria che si respira in un raggio di 5 km contenga da 4mila a 30mila particelle per cm3. Un livello di inquinamento assai elevato, paragonabile a quello che si rileva vicino alle autostrade con più alta intensità di scorrimento.
Qualche soluzione
Sono sempre più le associazioni che promuovono forme alternative di mobilità a minore impatto sanitario e ambientale. Si propongono una maggiore tassazione sul cherosene, la razionalizzazione e la riduzione dei voli, in particolare quelli low cost, che non di rado potrebbero essere sostituiti da collegamenti ferroviari, soprattutto in Italia e in Europa, e delle regolamentazioni più stringenti, che obblighino i costruttori a ridurre l’inquinamento dell’aria e anche quello acustico prodotti dai velivoli.
In particolare 90 organizzazioni e 47 accademici, tra cui Greenpeace e ActionAid International, hanno dato il loro sostegno al frequent flyer levy, una tassa progressiva per chi viaggia in aereo per più di due volte l’anno, meno dell’11% degli utenti.
Secondo un nuovo rapporto dei gruppi ambientalisti Stay Grounded e New Economics Foundation, un prelievo di 50 € per i voli 3 e 4, 100 € per 5 e 6, 200 € per 7 e 8, 400 € per il nono e i successivi voli, in combinazione con supplementi per la prima classe/business (100 €), voli a medio raggio (50 €) e voli a lungo raggio (100 €), potrebbe raccogliere 64 miliardi di euro e ridurre le emissioni di un quinto. Ma inficerebbero anche il numero di passeggeri negli aeroporti del 25,8%, con un impatto economico certamente problematico per tutto il settore.
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